Geologia, sismica e suoli

Grotta delle Capre

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Pietra Tetta

Geosito puntuale di rilevanza locale

Cavità naturale originata dalla rapida alterazione cimico-fisica all'interno di un livello di Areanarie della Formazione di Loiano scarsamente cementato, su cui in passato ha cetamente operato anche l'erosione spondale delle acque del rio della Croce.

Geografia
  • Quota altimetrica 676.1m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Con un asterisco, la tavoletta "Lama Mocogno" dell'I.G.M. segnala la presenza di una grotta sul fianco sinistro del Rio della Croce, affluente di sinistra del Rio Giordano. La gente del posto, di Monzone, la conosce come "grotta delle capre" o "pietra tetta", per il fatto che è servita da riparo alle greggi, e forse anche da rifugio all'uomo nel corso delle vicende umane. Oltre a ricordarla, o per segnalarla a coloro che non ne siano almeno venuti a conoscenza attraverso i racconti d'inverno narrati attorno al focolare o durante le veglie nelle stalle, ed a chi sia estranea la costumanza locale, al termine della raccolta dei prodotti nei campi, di trascorrervi le ferie d'agosto tra giochi d'acqua e al riparo dalla canicola, se ne parla per il fatto singolare che l'evoluzione di questa morfoscultura potrebbe meglio far comprendere il processo di formazione dell'arco naturale che ritroviamo, poco distante, modellato in analoghe rocce e descritto nella scheda precedente: il Ponte d'Ercole o del Diavolo.

La nostra cavità, di cui purtroppo si è persa ogni traccia nella recente cartografia regionale, è facilmente raggiungibile seguendo il sentiero che, a nord di Monzone, risale il rio della Croce: un torrentello tortuoso con frequenti gradini e cascatelle in corrispondenza di strati meno facilmente degradabili alle azioni ed ai processi delle acque. I versanti, infatti, sono coperti da un terriccio sabbioso che qua e là, nei tratti più ripidi o più dilavati, lascia intravedere una roccia arenitica tenera, costituita prevalentemente da clasti di quarzo e feldspati tenuti insieme da scarso cemento carbonatico. È una litofacies facilmente riconoscibile delle Arenarie di Loiano, un deposito marino sedimentato tra l'Eocene superiore e l'Oligocene inferiore (40-35 milioni di anni) e man mano litificato, raggiungendo però una coerenza debole, tanto che gli agenti meteorici lo degradano facilmente per disgregazione e/o disfacimento, risultandone un detrito sabbioso (molassa è un vecchio termine usato per arenarie di queste caratteristiche, che attualmente ha assunto un altro significato). La formazione arenacea, quando è bene esposta, si presenta stratificata, con assetto poco inclinato ma variabile da un punto all'altro, anche a pochi metri di distanza, per la frequenza di dislocazioni meccaniche. Gli strati, inoltre, hanno spessori incostanti, da sottili (centimetrici) a spessi o molto spessi (banchi metrici): al loro interno possono mostrare gradazione delle dimensioni dei clasti (tessiture), verso l'alto nel nostro caso, per essere venuta meno ? vedi in seguito - l'energia di trasporto durante il progredire e l'esaurirsi del singolo evento deposizionale, sicché localmente l'ultimo intervallo a tetto dello strato è formato addirittura da un letto di limo. È questa una tipica struttura di strato, risultante dalla risedimentazione di masse detritiche, trasportate da dense correnti generate da franamenti in tratti di scarpata sottomarina o da flussi lungo canyon che l'attraversino. Si potranno pure notare altre strutture più particolari: la gradazione talora si ripete nello stesso strato oppure s'inverte, mentre in altri casi può presentarsi mal definita, e allora per la scarsa variazione granulometrica fra tetto e base di due depositi successivi è avvenuta una saldatura, che può falsare il reale succedersi degli episodi di sedimentazione ed il loro spessore. Queste e altre strutture intrastratali sono da imputare alla variabile dinamica di diversi meccanismi deposizionali, quali flussi granulari, colate di sabbia o, in genere, correnti torbide d'alta densità, i cui depositi hanno preso nome "torbiditi". Si può quindi capire come lo spessore degli strati o la tessitura possa variare con l'entità e tipo del carico trasportato, la perdita di energia di trasporto o la distanza di risedimentazione in un dato sistema deposizionale.

Per l'elevato tenore in feldspati, questa roccia, favorita dalla scarsa resistenza all'estrazione e alla disgregazione meccanica, trova impiego nell'industria ceramica; nel secolo scorso fu utilizzata per la produzione di vetro da bottiglie in un opificio di Pavullo: il vecchio sito d'escavazione s'individua ancora tra le case di Gaianello, in una rientranza degli affioramenti a margine della SS n°12 dell'Abetone e del Brennero, la vecchia Via Giardini.

Proseguendo il cammino lungo il corso d'acqua, prima di raggiungere in pochi minuti la confluenza del Rio Frinzone, su un tratto concavo della ripa sinistra e pochi metri sopra l'alveo s'intravede l'apertura lentiforme di una cavità estesa per circa 35m secondo l'assetto degli strati, qui inclinati di una decina di gradi verso sud-sud est. L'interno si amplia per circa 7 m e per copertura ha una residua bancata arenacea. Al di sopra di questa, prima che il versante riprenda a salire dolcemente, la vallecola si allarga per pochi metri su un ripiano percorso da un sentiero. La vegetazione, le cascatelle, il gorgogliare delle acque ed altri aspetti ancora, concorrono alla piacevolezza del luogo.

La cavità, come si potrà notare all'interno, si è ampliata all'altezza di un pacchetto di strati più deboli (sottili e di tessitura più fine, con scarso cemento e frequenti lamine di frustoli carboniosi), mostrando un tipico esempio d'erosione selettiva in una formazione multistrato, instauratasi su un tratto di sponda concava, sulla quale l'effetto erosivo è maggiore e incrementato dalla componente trasversale della velocità di flusso. Si può ravvisare nel fenomeno uno scalzamento al piede di versante, che in altri casi provocare il crollo di spezzoni di strato sovrastanti, quando, discontinui per fratturazione, vengano a perdere l'appoggio. Fatto che qui non si è verificato, almeno per ora: perché nel futuro un'altra minaccia verrà dal transito dei trattori.

Ancor più interessante ci sembra l'evoluzione naturale dell'attuale forma, in particolare del tetto, in cui s'intravedono le condizioni che potrebbero favorire l'erosione della sua parte addossata al versante lasciando integra la porzione esterna, all'orlo, come una sorta d'arco naturale o ponte a cavallo dell'imboccatura della cavità. Vediamo quindi come questa possa essersi formata e quale potrebbe essere la futura evoluzione del suo tetto.

In una successione di strati con diversa resistenza alla degradazione il profilo d'erosione assume di solito un andamento a denti di sega, con sporgenze o rientranze in corrispondenza degli strati più deboli. Il letto del rio, una volta abbassatosi per erosione regressiva, raggiunse un pacchetto di strati di roccia tenera - quelli che per continuità laterale vediamo alla parete di fondo della cavità che l'energia della corrente non ebbe difficoltà a scalzare sul tratto di riva concava permettendo al letto di espandersi lateralmente sotto la "pietra tetta". Il profilo di fondo continuò ad abbassarsi, ma incontrati banchi più resistenti il filone della corrente ritornò ad allinearsi al vecchio percorso, invitato forse dalla debolezza della roccia fessurata. Si può avere un esempio del locale stato di fessurazione e fratturazione degli strati alzando lo sguardo all'interno della cavità. Queste discontinuità trasversali agli strati favoriscono l'infiltrazione d'acqua che, in particolare, gronda dai tratti aperti di una frattura parallela alla cornice del tetto. È' acqua che scendendo incanalata dal versante attraversa il tetto e, prima di raggiungerne l'orlo e riversarsi per caduta nel sottostante rio, s'infiltra nelle fessure beanti che incontra, gocciolando infine all'interno della cavità.

Questa caduta d'acqua può avere contribuito anch'essa, almeno in parte, all'avvio del processo d'escavazione della ripa, fatto che normalmente avviene alla base dei salti d'acqua, come si può notare poco a monte nella nicchia scavata al piede di un gradino di alcuni metri. Volendo ora guardare al futuro della grotta, potrebbe essere proprio quest'apporto laterale d'acqua di versante la causa che darà nuova forma e nuova funzione a ciò che potrebbe rimanere della nostra pietra tetta: l'infiltrazione, continuando, degraderà ed eroderà le superfici della frattura, che allargandosi catturerà un crescente flusso. Pertanto, andrà aprendosi una nuova via preferenziale a monte dell'attuale orlo del tetto, che preserverà dal transito dell'acqua e dai conseguenti processi di degradazione la sua fascia esterna. L'erosione, procedendo in modo, isolerà e lascerà quindi integro davanti a sé il labbro superiore di quella che ora è la bocca della cavità: ne risulterà un arco naturale. Allo stesso modo, analoghe condizioni e processi potrebbero essere intervenuti nel modellamento del Ponte d'Ercole o del Diavolo.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico;
Geotipi presenti: Cavità naturale - Forme da erosione selettiva;
Valenze: Divulgativo - Escursionistico;
Tutela: consigliablie;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Geositi vicini
Bibliografia
"Itinerario N.6. Una passeggiata alla caverna del rio della Croce (Monzone, Comune di Pavullo nel Frignano)." - BONAZZI U., FRATELLO B. & MANZINI M.L. [1997] Atti Soc. Nat. Mat. Modena, 127, 189-200.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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