Geologia, sismica e suoli

Miniera di Perticara

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Geosito di rilevanza regionale

Importante area di estrazione dello zolfo, nella quale le miniere furono attive per oltre 500 anni, sino al 1964, tramite gallerie che seguendo i filoni solfiferi si spingevano sino a 740 metri di profondità.

Punto di interesse 11 della "Carta degli itinerari geologico ambientali nella Val Marecchia"

Miniere di Perticara - Foto Lucente
Miniere di Perticara - Foto Lucente
Miniere di Perticara - Foto Lucente
Miniere di Perticara - Archivio Fotografico della Romagna di Pietro Zangheri - patrimonio pubblico della Prov. di Forlì-Cesena, in gestione al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi
Miniere di Perticara - Archivio Fotografico della Romagna di Pietro Zangheri - patrimonio pubblico della Prov. di Forlì-Cesena, in gestione al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi
Miniere di Perticara - Archivio Fotografico della Romagna di Pietro Zangheri - patrimonio pubblico della Prov. di Forlì-Cesena, in gestione al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi
Geografia
  • Superficie totale: 144.04 ettari.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Perticara sorge lungo il crinale tra Marecchia e Savio, al passaggio tra gli affioramenti di arenarie plioceniche che formano il massiccio di Monte Aquilone, Monte Perticata e Monte Pincio e una successione di sedimenti in prevalenza argillosi, miocenici, che si sviluppa lungo la valle del torrente Fanante, in direzione del Savio. Anche se in prossimità di Perticara sono gli imponenti rilievi arenacei a dominare la scena paesaggistica, l'interesse geologico dell'area si focalizza nella successione di strati che forma i versanti a valle del paese. Gli affioramenti rocciosi lungo le valli di Fanante e Fanantello hanno una straordinaria valenza scientifica, mentre il sottosuolo custodisce le gallerie delle miniere di zolfo che per lungo tempo sono state attive in questi luoghi. Tra gli strati miocenici argillosi (Formazione dei Ghioli di tetto) infatti si trovano peculiari livelli di gesso risedimentato, ossia una roccia formata da frammenti di gesso dalle dimensioni svariate, la cui origine è legata all'erosione di preesistenti strati di gesso cristallino (selenitico), che, poco dopo essersi sedimentato, si trovava già esposto agli agenti erosivi. A questo tipo di gesso "clastico" sono associati gli importantissimi giacimenti di zolfo di Perticara, la cui origine non a tutt'oggi chiarita. E' possibile che questo minerale si sia formato in seguito a complesse reazioni chimiche tra il gesso e le sostanze bituminose presenti nelle argille ad esso intercalate, oppure che la sua sintesi sia avvenuta in seguito all'azione di batteri che vivono, grazie a complesse reazioni biochimiche, "estraendo" dal solfato di calcio l'acido solfidrico (sono detti solfobatteri), con la successiva formazione di zolfo. Gli strati gessosi nella successione risultarono essere 13, tra questi alla base ne esiste uno particolarmente spesso (da 14 a 22 m) detto nel gergo minerario "strato maestro", che, contenendo una percentuale in zolfo del 38-40%, costituiva da solo l'importanza del giacimento, essendo gli altri strati solfiferi, detti "seghe", meno spessi e con un tenore inferiore di zolfo. Il distretto minerario di Perticara ha avuto una storia complessa, essendovi state attive le miniere dal XVII secolo. Tra le varie fasi estrattive le più importanti presero il via nel 1917, con il ritrovamento di un importante filone solfifero, e terminarono nel 1964 con la definitiva chiusura dei siti estrattivi e delle attività correlate. I filoni solfiferi principali si estendevano in profondità per diverse centinaia di metri e le gallerie li inseguivano, spingendosi sino a -740 m di profondità su 9 livelli di coltivazione, con uno sviluppo in pianta di oltre 100 chilometri. L'estrazione dello zolfo avveniva per fusione (lo zolfo fonde a temperature di poco superiori a 100°) all'interno di calcheroni, forni circolari e interrati dove la roccia veniva riscaldata sino alla fusione dello zolfo, poi in strutture più efficienti, i forni Gill.

Queste attività secolari hanno lasciato tracce diffuse; il paesaggio ha così acquisito un aspetto fortemente antropizzato, soprattutto nei luoghi in cui venivano alla luce le numerose gallerie. Lo sviluppo di queste miniere ha determinato uno sfruttamento intensivo delle zone di estrazione ed il rilascio dei materiali di scarto ("rosticcio", "bruciaticcio", ecc.); così nelle adiacenze delle zone minerarie si sono formati rilievi morfologici alti anche diverse decine di metri o coltri di copertura diffusa sui versanti.

A breve distanza dal paese, all'interno dell'ex Cantiere Solfureo Certino si trova il Museo Storico e Minerario di Perticara Sulphur , che in una cornice di archeologia industriale custodisce le più importanti testimonianze dell'attività mineraria, ed organizza numerose attività didattiche e divulgative. La zona è attraversata dall'ottava tappa del cammino di San Vicinio, un lungo e articolato percorso ad anello che valica montagne e colline attorno alla valle del Savio, raggiungendo la Verna e il Parco delle Foreste Casentinesi.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geominerario - Geostorico - Stratigrafico;
Geotipi presenti: Miniera - Zolfo;
Interessi contestuali: Storico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Geoturistico;
Tutela: superflua;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Opportunità di fruizione
Strutture presenti:
  • Museo
Il museo storico minerario, denominato Sulphur, custodisce le più importanti testimonianze dell'attività mineraria e del giacimento e organizza numerose attività didattiche e divulgative.

Itinerari geologico ambientali nella valle del Marecchia Il sito propone un percorso attraverso l'intera vallata del Marecchia, alla scoperta dei suoi tesori geologici. Le bellezze geologico ambientali sono illustrate grazie a 20 punti di interesse, dalla foce alla sorgente del Fiume Marecchia.

Geositi vicini
Bibliografia
"The record of Messinian events in the Northern Apennines foredeep basins." - ROVERI M., LUGLI S., MANZI V., GENNARI R., IACCARINO S.M., GROSSI F. & TAVIANI M. [2006] RCMNS IC Parma 2006 "The Messinian salinity crisis revisited II", pre-congress field-trip guidebook. Acta Naturalia de "L'Ateneo Parmense" 42-1, pp. 65.
"Guida all'escursione nelle valli del Marecchia e del Savio, 6 ottobre 1999" - ROVERI M., ARGNANI A., LUCENTE C.C., MANZI V., RICCI LUCCHI F. [1999] Gruppo informale di Sedimentolgia, 1999 - Guida all'escursione.
"Geologia dell'Appennino marchigiano-romagnolo tra le valli del Savio e del Foglia" - CONTI S. [1989] Boll. Soc. Geol. It, 108, pp.453-489.
"L'attività estrattiva e le risorse minerarie della Regione Emilia-Romagna" - Scicli Attilio [1972] Poligrafici Artioli, Modena.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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