Geologia, sismica e suoli

Salse di Regnano

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Geosito di rilevanza regionale

Salsa caratterizzata da modesta ma persistente attività lutivoma. Presenta un bel cono alto pochi metri e una colata di fango estesa per circa 800 metri. Testimonianze di attività eiettiva parossistica sono descritte da Lazzaro Spallanzani.

Veduta complessiva dell'area delle salse di Regnano all'inizio del sentiero attrezzato che conduce alla visita dei diversi apparati lutivomi  (dicembre 2017).
Veduta complessiva dell'area delle salse di Regnano all'inizio del sentiero attrezzato che conduce alla visita dei diversi apparati lutivomi (dicembre 2017).
Veduta complessiva dell'area delle salse di Regnano all'inizio del sentiero attrezzato che conduce alla visita dei diversi apparati lutivomi (dicembre 2017).
Veduta ravvicinata della principale area di emissione di fanghi  (dicembre 2017).
Veduta ravvicinata della principale area di emissione di fanghi (dicembre 2017).
Veduta ravvicinata della principale area di emissione di fanghi (dicembre 2017).
Le colate di fango emesse dagli apparati principali delle Salse di Regnano (dicembre 2017).
Le colate di fango emesse dagli apparati principali delle Salse di Regnano (dicembre 2017).
Le colate di fango emesse dagli apparati principali delle Salse di Regnano (dicembre 2017).
La zona di scorrimento del fango emesso dalle salse di Regnano, vista da monte (dicembre 2017)
La zona di scorrimento del fango emesso dalle salse di Regnano, vista da monte (dicembre 2017)
La zona di scorrimento del fango emesso dalle salse di Regnano, vista da monte (dicembre 2017)
Geografia
  • Superficie totale: 2.32 ettari.
  • Quota altimetrica minima 418m. s.l.m., quota altimetrica massima 430.7m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Si tratta di una manifestazione superficiale di giacimenti di idrocarburi gassosi, gas metano e anidride carbonica, che attraversando strati di argille, marne e falde acquifere, fanno affiorare una miscela fangosa fredda. Questa origina i caratteristici coni "vulcanici" con cratere terminale e le colate fangose, elementi caratterizzanti il paesaggio della Salsa. Nella fanghiglia talvolta sono presenti, in minima quantità, degli idrocarburi liquidi, testimoniati dalle striature nere nel fango. Le emissioni gassose avvengono anche in altre località dell'Emilia (Nirano, M. Barigazzo, Montegibbio,...), ma quella di Regnano è, quantitativamente, la più rigogliosa. L'intensità dell'attività eruttiva è visibile dal numero e dall'altezza dei coni fangosi e dall'ampiezza della colata; le emissioni gassose avvengono di solito a intervalli di pochi secondi una dall'altra e la loro intensità e frequenza non sono costanti nel tempo; passano da fasi di quasi calma a momenti di eruzione più copiosa; la variazione dell'attività eruttiva non ha una periodicità precisa, ma dipende da fenomeni sismici che provocano l'aumento della tensione del gas.

Il gas che esce è, il più delle volte infiammabile e ciò dipende dalla variabilità dei rapporti tra metano e anidride carbonica; per provare basta sovrapporre una fiamma alle emissioni gassose per ottenere delle piccole vampate in occasione dei getti.

Il nome Salsa deriva dal contenuto in salsedine (componente clorurato sodica) e conseguente sapore salato della fanghiglia, con una salinità pari a 1/2-1/3 di quella marina; la presenza di sale nella fanghiglia è testimoniata dalla mancanza di vegetazione nei terreni circostanti. Anticamente il fango era usato come medicinale per curare la dissenteria .

Il paesaggio della Salsa, con le bocche coniche e la fuoriuscita di "lava" liquida, che va a sovrapporsi ad altre colate essiccate, fa pensare ad una zona vulcanica in miniatura; non è però assolutamente paragonabile ad un vulcano, in quanto la "lava" è fredda e non vi è emissione di fumo, perché l'emissione non proviene da masse magmatiche del sottosuolo, e non vi è accrescimento roccioso in superficie: i coni non sono perenni; una volta otturati, cessano la loro attività e vengono dilavati dalla pioggia.

Un simile fenomeno non poteva evitare il fiorire di leggende popolari. Una di queste racconta di una pecora che caduta nella Salsa di Regnano è fuoriuscita da quella di Casola o un'altra che racconta di capi di bestiame (pecore, maiali, buoi) caduti nella Salsa ed espulsi giorni dopo tutti spolpati. Naturalmente sono solo leggende in quanto la fanghiglia non è più alta di 0,5/1,00 m. nelle bocche più grandi, le fenditure da cui esce il fango sono sottili e non vi è nessun condotto diretto tra le due Salse.

Sulla Salsa sono state compiute numerose ricerche. Di quelle documentate si ricordano quelle del mons. A. Marliani (1662-1674), quella del Vallisneri (1733) (F. Milani "Viano e il Querciolese nella storia" Tip. Casoli Castelnuovo Monti), però molto imprecisa nella descrizione del fenomeno, e quella di L. Spallanzani, scienziato naturalista scandianese del XVIII sec. Egli compì diversi sopralluoghi alla fine del XVIII sec., intervistando i residenti e lasciò memorie scritte:"...Giace ella tra Scandiano, e Reggio, a cinque miglia dal primo, e a otto dal secondo, sulla pendenza d'una soave montagnetta, dove da lungi si mirano diciassette masse di bianca terra, formate a pane di zucchero, e più o meno verso la cima per traverso troncate, espandenti dalle troncature fangosi rivoletti giù scendenti per l a declività del terreno. Andandovi da presso, scorgiamo che ogni massa è conforme il solito interiormente scavata a imbuto arrovesciato, dentro al quale bolle, si solleva, e fuor riversasi la fangosa semifluida materia, messa in moto, e all'insù sospinta da sotterranee bolle gazose. Taluna delle coniche masse lascia soltanto uscir la fanghiglia dagli orli, ma tale altra la caccia a due, a tre, ed anche a cinque piedi di altezza, ed ogni cacciata viene accompagnata da picciol rumore, che odesi sempre a qualche lontananza. E' troppo chiaro che queste leggiere detonazioni sono il prodotto di uno sprigionamento di gaz, come effettivamente lo dimostra l'occhio avvicinatosi ad essa...".

"...Accostato al gaz un lumicino, levavasi egli tosto in una fiamma azzurro-rossiccia, che durava finchè il gaz proseguiva ad uscir di sotterra ma veniva meno, come è ben naturale, subito che il suo corso rimaneva interrotto..." (L. Spallanzani "Viaggi nell'Appennino Reggiano e Modenese" Boni ed. Bologna 1985).

Un'altra importante testimonianza ci è stata lasciata dal dott. Gentili, abituale frequentatore del Querciolese, coevo dello Spallanzani, con il quale ebbe scambi di esperienze su questo fenomeno. Egli assisté ad una memorabile eruzione di gas nell'aprile del 1796 di cui lasciò memoria scritta. L'eruzione fu preceduta da rumori sotterranei, dal dilatarsi delle bocche di eruzione e dal formarsi di fenditure verticali; essa si manifestò con getti di fanghiglia all'altezza della chioma degli alberi vicini, con una maggiore emissione di gas senza intervalli, al punto che la materia scaraventata in alto si scontrava con quella discendente, con una pioggia di sassi e fango e con lo scuotimento delle case vicine. Una volta terminata l'eruzione il gas iniziò a uscire più cospicuo ed egli riuscì ad accendere 40 bocche di fuoco, alcune delle quali rimasero accese per 15 gg. Dopo l'eruzione, essendo venuta meno la spinta sottostante, l'enorme massa di fanghiglia sprofondò causando una frana nei campi sottostanti.

Nel nostro secolo (F. Milani op. cit.) si segnalano due emissioni: una nel 1915 durata 15 gg., l'altra nel 1932, di cui gli anziani di Regnano hanno ancora memoria.

La quantità di gas che fuoriesce è insufficiente per uno sfruttamento come fonte di energia; in passato alcuni Enti e ditte hanno compiuto delle ricerche nei territori limitrofi. Nel 1940 a Regnano la Società Petrolifera Italiana ha scavato un pozzo, per cercare sacche sotterranee di metano, profondo 270 m.; l'AGIP, nel 1959 a Baiso ha scavato un pozzo profondo 1.505 m. e , nel 1962, a Viano, un pozzo profondo 3.438 m. (A. Scicchi "L'attività estrattiva e le risorse minerarie in Emilia-Romagna" Modena 1972); l'ultimo risale ad alcuni anni fa ed è stato realizzato da una ditta inglese in località Fagiola a S. Giovanni di Querciola.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Idrogeologico - Geomorfologico;
Geotipi presenti: Vulcanetto di fango, salse, apparato lutivomo;
Valenze: Scientifico - Divulgativo;
Tutela: consigliablie;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Opportunità di fruizione
Strutture presenti:
  • Sentiero attrezzato
La località si raggiunge facilmente da Viano (da cui dista 7 km), percorrendo la SP 89, oppure da Castelnovo ne' Monti, percorrendo la SS 63 fino a Casina, dove si imbocca la SP 63. Possibilità di raggiungere il sito con l'itinerario di lunga percorrenza "Sentiero dei vulcani di fango", che consente visitare diverse salse nelle colline modenesi e reggiane.
Geositi vicini
Bibliografia
"L'attività estrattiva e le risorse minerarie della Regione Emilia-Romagna" - Scicli Attilio [1972] Poligrafici Artioli, Modena.
"Viaggi nell'Appennino modenese e reggiano." - SPALLANZANI L. [1795] Boni ed., Ristampa anastatica, Bologna, 1985.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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