Geologia, sismica e suoli

Dorsale Monte Pezza - Monte Salvaro

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Geosito di rilevanza locale

Dorsale spartiacque tra Reno e Setta, formata da calcareniti della Formazione di Pantano. Interessanti gli affioramenti lungo il fianco orientale. Presso la cima del Monte Salvaro si apre la Grotta del Diavolo. Alla base si trovano diverse sorgenti mineralizzate.

Dorsale Monte Pezza - Monte Salvaro - Foto Archivio Servizio Geologico
Dorsale Monte Pezza - Monte Salvaro - Foto Archivio Servizio Geologico
Dorsale Monte Pezza - Monte Salvaro - Foto Archivio Servizio Geologico
Geografia
  • Superficie totale: 126.67 ettari.
  • Quota altimetrica minima 458.2m. s.l.m., quota altimetrica massima 814.5m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Pronunciata dorsale spartiacque tra le valli del fiume Reno e del torrente Setta, formata dalle calcareniti della Formazione di Pantano. Diversi affioramenti si osservano lungo il fianco orientale, mentre il fianco occidentale si presenta densamente boscato.

Presso la cima del M. Salvaro si apre la Grotta del Diavolo.

Alla base si trovano alcune sorgenti mineralizzate, sulfuree e ferruginose.

La Buca del Diavolo: A poca distanza dalla cima di monte Salvaro si apre la Buca del Diavolo (o Pozzo di Monte Salvaro), una singolare grotta naturale che ha l'ingresso lungo il fianco occidentale della montagna, a 817 m di quota, appena dieci metri sotto la cima (è la quota più alta a cui si apre una cavità naturale nel bolognese). Si deve forse a questa "apertura" la denominazione di Sasso Petruso (forato), con la quale il monte era un tempo conosciuto.

La grotta è nota da sempre e per molto tempo si è pensato che fosse profondissima. Il primo coraggioso esploratore della grotta di cui si ha notizia fu l'abate Calindri che, pur inoltrandosi molto al suo interno, non arrivò a raggiungerne il fondo. Dalla sua descrizione, chiara e dettagliata, emergono soprattutto alcune morfologie di crollo, grossi massi incastrati tra le pareti, come pure la presenza di una ricca fauna: "E' osservabile il monte Zuccolo, detto comunemente il Monte Salvaro, che è il primo più alto, che da Bologna andando verso le Alpi per la strada che conduce a Bagni, ed ha una voragine o apertura, che dalla sua sommità estrema si inoltra sino a quasi il piano di Reno, detta buca di Monte Zuccolo, diversi massi cretoso-arenosi staccatisi dalle sue pareti, e l'un l'altro sostenentesi c'impedirono d'inoltrarci a molta profondità, ne altro ci riuscì di poter vedere fin dove c'inoltrammo, che quantità di Muschi, di Pipistrelli, e non pochi nuclei e valve di gusci di piccole Telline, nel rimanente gettando Sassi cadevano a più o meno di profondità, mà dalle esterne superfici del Monte andando al basso non s'inoltravano che circa cento piedi, e circa cinquanta riuscì a noi di inoltrare sotto...."

Riguardo alla cavità Calindri tentò anche un'ipotesi genetica: "mà ne fuori ne dentro vedemmo alcun indizio che ci additasse Vulcano; crediam perciò che la detta voragine (il di cui piano per dove caminarsi và dicendo non molto arditamente, eccettuandone i primi venti in trenta piedi dalla superficie volta del fondo andando) siasi fatta per distacco cagionato dalle acque, ovvero da qualche terremoto di uno strato dall'altro, o di una parte de' medesimi strati dall'altra loro rimanente; è certo però che è antichissima, giacché i più antichi vecchi del luogo ci assicurarono, che da loro nonni l'avean sentita ricordare, loro raccontata da rispettivi nonni, cosicché circa sei generazioni indietro si hà dalla tradizione quasi certezza della sua esistenza?"

La reale profondità della grotta rimase ignota sino all'agosto del 1938, quando la cavità venne esplorata, per la prima volta integralmente, dai fratelli Marchesini del Gruppo Speleologico Bolognese, che raggiunsero il fondo a -55 m e riferirono una prima descrizione morfologica al geologo Fernando Malavolti. Nel 1955 il Gruppo Grotte Francesco Orsoni condusse una nuova esplorazione, affermando di aver arrestato la progressione alla profondità di 129 m, sopra un enorme pozzo. Nel giugno 1957 gli speleologi del Gruppo Speleologico Bolognese organizzarono una spedizione per raggiungere il fondo della "leggendaria Buca del Diavolo", aspettandosi, date le informazioni che circolavano, di dover affrontare una cavità molto impegnativa. La loro esplorazione però si arrestò a 49 m di profondità e permise di stabilire con buona approssimazione il vero sviluppo della grotta (recenti rilievi hanno confermato che la profondità complessiva è di 47 m).

La grotta si articola lungo un sistema di fratture e faglie a piccolo rigetto e deve probabilmente l'allargamento di queste discontinuità a scivolamenti dei blocchi rocciosi indotti dalla forza di gravità; non ha quindi un'origine principale legata a fenomeni di dissoluzione carsica. Al suo interno si osservano le morfologie tipiche delle grotte tettoniche, con sviluppo di ambienti verticali, stretti e allungati nella direzione di faglie e fratture, alle quali si sono sovrapposte quelle tipiche degli ambienti di crollo. Verso il fondo si trova una bella colata alabastrina di colore rosso, a testimonianza di come nelle calcareniti delle Formazione di Pantano possa essere attivo anche un processo di tipo carsico, che ha in questo caso permesso la dissoluzione e la rideposizione del carbonato di calcio. Al suo interno sono segnalate interessanti presenze faunistiche (chirotteri, insetti, aracnidi) e potrebbe essere presente il raro geotritone.

La Buca del Diavolo è compresa nel catasto delle Cavità Naturali dell'Emilia-Romagna con la sigla 262ER/BO.

Tratto da: AA. VV., a cura del Centro Villa Ghigi, 2002 - Parco Regionale Storico di Monte Sole- Collana Monografia Aree Protette, Regione Emilia Romagna.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico - Stratigrafico - Idrogeologico;
Geotipi presenti: Dorsale - Sorgente minerale - Passaggio stratigrafico;
Interessi contestuali: Storico - Paesaggistico [I paesaggi di Grizzana e della dorsale di Monte Pezza e Monte Salvaro costituiscono l'oggetto di alcuni dipinti di Giorgio Morandi];
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Escursionistico - Geoturistico;
Tutela: già in atto;
Accessibilità: facile;
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Bibliografia
"Le unità epiliguri mioceniche nel settore emiliano dell'Appennino Settentrionale. Biostratigrafia, stratigrafia sequenziale e implicazioni litostratigrafiche" - Amorosi A., Colalongo M.L. & Vaiani S. [1993] Paleopelagos, 3, 209-241
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