Geologia, sismica e suoli

Il "Fungo" dell'alveo del Secchia

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Geosito di rilevanza locale

Morfoscultura modellata nella Formazione di Ranzano tra le ghiaie dell'alveo del Secchia, a valle della traversa di Castellarano. Nel greto, profondamente inciso nel substrato roccioso, affiorano i passaggi tra Flysch di Monte Cassio, Argille di Viano e successione epiligure.

Geografia
  • Superficie totale: 2.27 ettari.
  • Quota altimetrica minima 139.1m. s.l.m., quota altimetrica massima 140.9m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

A chi segua l'alveo del Secchia percorrendo l'orlo terrazzato della sponda destra, poche centinaia di metri a nord di San Michele dei Mucchietti si presenta una forma d'aspetto inconsueto e pure variabile, secondo le condizioni idrometriche del corso d'acqua: una sorta di periscopio o di timone emergente da una macchina invisibile, immersa tra i gorghi di una piena, oppure, in fase di magra, la sagoma di una chiglia di barca capovolta, dalla quale svetta lo stabilizzatore. In queste condizioni idrometriche è più facile potersi rendere conto del fenomeno, che, bisogna dirlo, una tale apparizione non desta un uguale interesse in tutti: anzi, si sono viste perfino dimostrazioni della più grande indifferenza, anche da parte d'eminenti studiosi, si voglia per la ritenuta "banalità" dell'oggetto, per scarsa fantasia o altri seri motivi.

Chi invece volesse rendersi conto di questo "oggetto", può raggiungerne le radici e costatare che nasce dalla stessa arenaria che affiora in alveo, perché di tale roccia è il pilastro che sorregge una specie di piatta copertura ovale, conglomeratica, di ciottoli con una matrice più fine cementati insieme. Il gambo del "fungo" è costituito dallo stesso tipo di roccia (arenarie della Formazione di Ranzano della Successione epiligure: Oligocene inferiore) che qui affiora al fondo dell'alveo e nella parte inferiore delle sue sponde, mentre il materiale del cappello è analogo e si congiunge, idealmente, a quello laterale calpestato percorrendo l'orlo del terrazzamento della sponda, dove, come si può ben vedere, ricopre l'arenaria. Si tratta pertanto di un altro esempio, a scala metrica, di morfoselezione connessa all'abbassamento dell'alveo per erosione di fondo ed al diverso grado di cementazione dei due litotipi che costituiscono rispettivamente il gambo ed il cappello del "fungo".

Un tempo non lontano (sino al 1970 circa), questi ciottolami ricoprivano senza discontinuità l'alveo del Secchia presso San Michele e l'acqua vi scorreva sopra, intessendo una rete di canali intrecciati, divaganti su un fondo mobile di sassi rotolati dalle acque scese da monte, poi il ripascimento cominciò a venire meno, trattenuto da briglie e traverse di bonifica, mentre le ghiaie continuavano ad essere estratte dall'uomo: scomparso il materasso alluvionale dell'alveo, iniziò ad affiorare il substrato roccioso, costituito da diverse successioni di formazioni geologiche, variamente dislocate, per la "gioia" degli studiosi di stratigrafia. Il gioco delle acque si divertì a rotolare i ciottoli rimasti e gli elementi tra loro mobili o con legami poco saldi. Tra le due rive del letto di magra rimase solo una piccola isola di ciottoli, tra loro solidalmente legati dal cemento prevalentemente calcareo, deposto da acque di subalveo, ricche di sali disciolti dalle rocce dilavate a monte, e che per alcune migliaia d'anni erano trasmigrate dal monte verso il mare.

Il nuovo letto emerso d'arenarie debolmente cementate, si mostrò molto "soffice", tenero e debole all'efficienza delle correnti del fiume, le quali lo incisero e l'approfondirono sempre di più. Chi volesse avere un'idea della quota di stazionamento dell'alveo ghiaioso del Secchia intorno al 1950, può volgere lo sguardo verso S: la sommità della traversa di Castellarano, struttura che serve anche per l'alimentazione dei canali di Modena e di Reggio Emilia, corrisponde quasi esattamente al livello raggiunto dalle ghiaie dell'antico alveo.

Dal confronto decennale dell'altezza raggiunta dal fungo, tra il 1986 e il 1996, l'alveo di magra del Secchia si è abbassato alla velocità di oltre 50 cm/anno: un valore enorme se si pensa che l'erosione media del suolo appenninico è valutata intorno a 1 mm all'anno.

È assai probabile che, in questo continuo mutare delle forme dell'alveo, quasi tutte dovute al degrado conseguente alla presenza dell'uomo, molto presto anche questo "fungo fluviale" purtroppo scompaia e ne resti testimonianza solo nelle immagini o nelle pagine dei libri.

Il sito è destinato a scomparire anche per i progetti idraulici, già approvati e tra breve in fase esecutiva, che prevedono in questo tratto dell'alveo la realizzazione di alcune briglie e il loro riempimento con materiali derivati dallo svuotamento di un bacino.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico - Stratigrafico - Geologia Applicata;
Geotipi presenti: Diga - Morfoscultura - Successione stratigrafica - Forme da erosione selettiva;
Valenze: Scientifico - Divulgativo;
Tutela: superflua;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Geositi vicini
Bibliografia
"Una forma d'erosione differenziale nell'alveo del fiume Secchia (Pedeappennino modenese)." - BONAZZI U. [1996] Atti Soc. Nat. Mat. Modena, 126 (1995), 19-27.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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