Geologia, sismica e suoli

Doline di Semelano e Sorgente di Rosola

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Geosito di rilevanza locale - area carsica

Estesa placca epiligure, costituita dai termini della Formazione di Pantano, deformata in blanda sinclinale, sui cui si sviluppano processi paracarsici e gravitativi. Di notevole interesse il sistema di Semelano, da cui si origina la risorgente di Rosola.

Geografia
  • Superficie totale: 81.19 ettari.
  • Quota altimetrica minima 504.9m. s.l.m., quota altimetrica massima 840m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Il territorio di Montese, in analogia a quello di Zocca - Guiglia e a quello di Pavullo, è caratterizzato da una placca della Successione epiligure, comprendente formazioni con vario tenore di carbonati del "Gruppo di Bismantova", che poggia, oltre che su alcune unità epiliguri più antiche, su di un "complesso di base" (Liguridi) costituito prevalentemente da Argille a Palombini, Arenaria di Scabiazza e da Argille varicolori di Cassio. Questa zolla presenta una struttura a sinclinale con bordi rilevati e, al suo interno, blande ondulazioni che deformano la struttura medesima. Tutta la zolla è interessata da una serie di faglie ad andamento sia nord-sud, sia est-ovest. In analogia alle altre "placche" descritte, sono presenti forme carsiche (o più propriamente "paracarsiche"), che s'impostano lungo fratture tettoniche, in qualche caso riattivate da fenomeni gravitativi di versante.

L'esempio più rilevante è senza dubbio rappresentato dal sistema paracarsico di Semelano, con la sottostante sorgente di Rosola. La visita può iniziare dall'abitato di Rosola, in Comune di Zocca, e proseguire in direzione dell'abitato di Semelano, in Comune di Montese. La prima sosta può essere dedicata agli antichi mulini di Rosola ancor oggi funzionanti e conservati a cura della Famiglia Fantini, erede dell'ultimo mugnaio. Il mulino è costituito da due edifici, l'uno con ruota lignea ad asse orizzontale, l'altro con movimento a turbina, vale a dire con rotore ad asse verticale: il primo era destinato alla macinazione di granaglie, mentre il secondo a quella delle castagne. Sino agli anni '70 era presente anche una piccola turbina, costruita agli inizi del secolo in California, che produsse la prima corrente elettrica che giunse a Rosola e Semelano. Tutti questi opifici idraulici erano azionati dalla sorgente di Rosola, captata negli anni '20 con un interessante sistema di gallerie drenanti e che avrebbe dovuto servire per l'approvvigionamento dell'acquedotto di Modena.

Nell'area affiorano le calcareniti e arenarie calcaree della Formazione di Pantano (Gruppo di Bismantova). La sorgente di Rosola, oggi non più visitabile in quanto captata per l'approvvigionamento idropotabile della media montagna modenese, è caratterizzata da portate comprese tra i 50 ed i 120 l/s: essa drena un sistema carsico che ha una superficie di poco più di 40 km2, all'interno della placca arenacea. Essa emerge a contatto tra le Formazioni sopra ricordate e le sottostanti formazioni prevalentemente argillose, impermeabili (piccoli lembi di Marne di Antognola, Brecce argillose di Baiso: membro della Val Fossa, Arenarie di Scabiazza).

La morfologia, senza dubbio più bella e interessante, è quella che si osserva presso l'abitato di Montalto Vecchio, che si raggiunge attraverso una comoda strada comunale, che si diparte presso la Chiesa di Semelano. Presso la località Pratolungo, in corrispondenza di un bivio della strada, contrassegnato da una colonnina devozionale, si entra in un appariscente graben o fossato, delimitato da pareti subverticali, a gradinata, e tipicamente rettilinee, che determinano dislivelli, rispetto al fondo del fossato medesimo, di oltre 40 m. Sulle pareti delimitanti la struttura, soprattutto su quelle a nord di essa, si osservano con una certa frequenza strutture sedimentarie, del tipo stratificazione obliqua, simili a quelle descritte in altra scheda, relativamente alla Formazione di Pantano, presso la località Trappola, in Comune di Zocca.

Il fondo del graben è contrassegnato da una serie di conche allungate in direzione nordsud, che alle loro estremità inferiori presentano imboccature di pozzi verticali, attualmente riempiti da detriti e da terreno colluviale o rimosso dalle pratiche agricole di aratura. A lato di questo fossato, sia verso est sia verso ovest, sono presenti altri sistemi di doline. I processi, che hanno portato a queste particolari forme, sono stati oggetto di ricerche, che ne hanno dimostrato un'origine connessa a deformazioni gravitative profonde, a movimenti di espansione laterali con grandi frane sul margine di placca. Da notare, che l'attività agricola dell'area destina il fondo piatto di queste "doline" per lo più alla coltivazione della pregiata patata di Montese.

L'unico pozzo aperto, ma non ispezionabile, presente nella zona, si rinviene entro il bosco di Castagni, posto a monte del tracciato della strada che da Rosola conduce a Semelano, in corrispondenza della sottostante sorgente di Rosola. Un'altra cavità, con due stanze che si allungano per 23 m, ma attualmente riempita artificialmente da materiale detritico per evitare possibili crolli, si trovava proprio lungo questa strada.

Nell'area di Semelano il movimento tra i diversi blocchi, del quale si è sopra accennato, appare essere molto lento, dell'ordine di qualche mm/anno, mentre parti di frana più nettamente riattivate si rinvengono ad ovest di Semelano, presso Monte Asinello, dove sono presenti altre forme paracarsiche, come il Pozzo e la Grotta di Lavacchio.

Quest'ultima rappresenta la grotta più estesa di tutto l'Appennino modenese, avendo uno sviluppo di 100 m con un dislivello di 9 m. Essa, tuttavia, è molto povera di concrezioni, in relazioni al fatto che essa deve la sua genesi prevalentemente a meccanismi di frana, piuttosto che a dissoluzione; la grotta ospita un'abbondante ed interessante fauna endemica, tra cui il Duvalius Malavolti.

L'elemento morfologico più evidente della zona di Semelano è rappresentato da una serie di blocchi ribassati, costituenti il rilievo di M. Asinello, separato dai corrispondenti affioramenti retrostanti, dall'ampia area sub-pianeggiante di Semelano. I blocchi arenacei, disposti in modo disordinato, di dimensioni superiori al metro cubo, si trovano assieme a strati conservanti l'originaria giacitura. Originariamente quest'ammasso di blocchi doveva essere una placca continua interessata da faglie e fratture di origine tettonica; in seguito alle deformazioni plastico-viscose delle formazioni sottostanti la placca si determinò uno sprofondamento degli ammassi rocciosi. Una successione di scorrimenti rotazionali, alternati a fenomeni d'espansione laterale, avrebbe portato allo smembramento completo della placca. Il coronamento superiore della zona di frana corrisponde ad una faglia diretta. Attualmente esistono evidenze di movimenti lenti e colate attive frontali, ma l'epoca di attivazione dei movimenti principali resta indeterminata, seppur antecedente al XVII° secolo.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico - Idrogeologico;
Geotipi presenti: Deformazioni gravitative profonde di versante - Dolina - Sorgente;
Interessi contestuali: Paesaggistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo;
Tutela: consigliablie;
Accessibilità: facile;
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Geositi vicini
Bibliografia
"Alcuni esempi di deformazioni gravitative profonde di versante nell'Appennino settentrionale" - Cancelli A., Pellegrini M., Tosatti G. [1987] Mem. Soc. Geol. It., vol. 39, pp. 447-466.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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