Geologia, sismica e suoli

Le Conche di San Pellegrino di Pavullo

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Geosito di rilevanza regionale

Grande depressione di origine tettonica nella parte centrale della "placca" di Pavullo, delimitata da due evidenti dorsali costituite dai terreni calcarenitici del Gruppo di Bismantova, occupata sul fondo da una serie di depositi quaternari, con torba.

La grande superficie semi pianeggiante di Pavullo nel Frignano.
La grande superficie semi pianeggiante di Pavullo nel Frignano.
La grande superficie semi pianeggiante di Pavullo nel Frignano.
L'aviosuperficie che si sviluppa lungo la piana di Pavullo.
L'aviosuperficie che si sviluppa lungo la piana di Pavullo.
L'aviosuperficie che si sviluppa lungo la piana di Pavullo.
Geografia
  • Superficie totale: 294.51 ettari.
  • Quota altimetrica minima 672.2m. s.l.m., quota altimetrica massima 813.1m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

La grande conca di San Pellegrino di Pavullo, che deriva dall'omonimo oratorio posto alla sua estremità nord, costituisce senza dubbio una delle peculiarità paesaggistiche più singolari dell'intero Appennino della Provincia di Modena. In passato era occupata da paludi (da cui il nome stesso di Pavullo); le sue forme attuali rappresentano il prodotto di interventi antropici eseguiti a più riprese nell'ultimo secolo: escavazione di torba (il "Lago" era per questo chiamato "della Torba") e successiva "regolarizzazione" idraulica del bacino. Sino agli anni '70 uno specchio d'acqua era presente poco più a nord di quello ancora esistente,venne poi riempito di detriti e nell'area sono sorti alcuni edifici ad uso commerciale ed artigianale.

Purtroppo, l'urbanizzazione ha occupato notevoli spazi di questa grande conca; la persistenza dell'Aeroporto Paolucci, la cui pista si estende nel settore ovest, potrà garantire, in futuro, la sua parziale integrità. Sino agli anni '50, quando lo sviluppo urbano era limitato al nucleo storico di Pavullo, nella conca erano presenti solo alcuni edifici sparsi, alcuni dei quali di notevole pregio architettonico, come la Galeotta (sec. XVI - XVII) ed un'antica fornace Hoffmann, testimoniante un'attività estrattiva di materiali argillosi ed oggi, purtroppo, ridotta ad alcuni ruderi, dopo un incendio avvenuto nel 1989.

La conca è attraversata, nella sua parte mediana e per tutto il suo sviluppo longitudinale, dalla Strada Statale n.12 (dell'Abetone e del Brennero), in questo tratto coincidente con l'antico percorso della Strada Ducale per Massa (sec. XVII, detta "Vandelli" dal suo progettista) e successivamente riutilizzato dalla Strada Ducale "Giardini" del sec. XIX. La Strada Statale costituisce, pertanto, il comodo accesso alla conca di San Pellegrino di Pavullo.

La conca di San Pellegrino era stata interpretata un tempo come una forma carsica: senza dubbio è molto simile ad altre depressioni delle placche della Successione epiligure, dove si sono sviluppati processi carsici descritti in altre schede. Solo recenti, approfondite ricerche di tipo stratigrafico e strutturale, per lo più eseguite per i rilevamenti della nuova Carta Geologica d'Italia, hanno consentito di ridefinirne esattamente la genesi. Essa corrisponde, infatti, ad una depressione, di tipo tettonico, occupata da una serie di depositi quaternari, che si sviluppa nella parte centrale della "placca" di Pavullo, costituita dai terreni delle Formazioni di Pantano e Cigarello ("Gruppo di Bismantova"). La depressione, entro la quale all'estremità settentrionale giace il centro abitato di Pavullo, ha dimensioni di oltre 3 km in senso meridiano e di circa uno trasversalmente; verso sud essa è chiusa in corrispondenza dell'abitato di Querciagrossa.

Il drenaggio delle acque meteoriche e sorgive, piuttosto difficoltoso, si ha attraverso un varco settentrionale in corrispondenza del centro abitato, varco che collega la depressione ad un ramo del T. Cogorno, un affluente di destra del T. Rossenna. La conca è limitata principalmente ad ovest ed ad est da due dorsali: la prima (Dorsale di Montecuccolo) è in prevalenza costituita dalle areniti calcaree della Formazione di Pantano, la seconda (Dorsale di Lavacchio) è costituita in prevalenza dalle arenarie torbiditiche del Membro di M. Luminasio della Formazione di Cigarello.

L'assetto generale della stratificazione sulle due dorsali immerge in entrambi i casi verso la depressione centrale; ciò ha fatto ritenere, in passato, che l'intero assetto della placca epiligure di Pavullo potesse essere attribuito ad una semplice struttura sinclinale, il cui asse avrebbe dovuto coincidere con la stessa depressione centrale. In realtà tra i terreni affioranti ad ovest e quelli ad est della depressione vi è un forte dislivello strutturale, valutabile in oltre 400 m, causato da una serie di dislocazioni a direzione meridiana impostate principalmente entro la depressione e che abbassano il lato orientale (Dorsale di Niviano). I movimenti recenti, di tipo verticale lungo queste dislocazioni, hanno causato l'affossamento dell'area depressa, entro la quale è contemporaneamente avvenuto sia l'accumulo di terreni clastici dovuti all'azione della gravità (frane e depositi di versante), sia la deposizione di una successione pelitica con torbe, entro un piccolo bacino lacustre.

I depositi pelitici, marnoso-sabbiosi, della Formazione di Cigarello costituiscono il substrato geologico della depressione; questi litotipi oltre che nella parte bassa dei versanti occidentali ed orientali affiorano lungo una modesta dorsale centrale (alto strutturale della Galeotta e di S. Pellegrino) a ridosso della quale corre la S.S.12 e che separa in due porzioni la depressione. All'interno della depressione è inoltre presente, ad est di Pavullo, un piccolo rilievo isolato di forma sub-circolare (Montemaramagno), ancora costituito da litotipi sabbiosi e pelitici della Formazione di Cigarello. Tale rilievo, ormai ridotto per la costruzione di numerosi capannoni ad uso industriale o civile, si eleva per poche decine di metri dalla piatta morfologia della conca.

A sud di Pavullo, nei depositi lacustri quaternari deposti nella parte orientale della depressione ad est della Fornace, intorno al 1860 fu scoperto uno strato di torba (circa 12 m) con intercalazioni limose decimetriche. Inizialmente, la torba, commercializzata in mattonelle compresse a macchina, fu impiegata per la produzione di gas illuminante per il teatro di Reggio Emilia, poi come combustibile solido in una fabbrica locale di vetri e di bottiglie; durante gli anni dell'ultimo conflitto bellico fu estratta, e venduta come combustibile, su un'area di m 200 x 90, ricreando uno specchio d'acqua (il "Lago di Pavullo o della Torba", assai più esteso di quello attuale) nella depressione già bonificata. Limitate estrazioni sono state concesse anche in tempi più recenti, quando la torba è stata utilizzata come terriccio per coltivazioni vivaistiche. Il materiale estratto era costituito da una torba erbacea, di colore bruno, leggera (un m3 essiccato al sole pesava 350 kg) e omogenea, avente le seguenti caratteristiche: umidità 42, 52 %.

campione essiccato: materie volatili 49, 16 %.

C fisso 22, 18 %.

Ceneri 28, 65 %.

P. C. S. 3489 cal/ kg.

La Conca di S. Pellegrino di Pavullo costituisce, nell'Appennino modenese, uno degli esempi più estesi di bacino e depressione connessi all'evoluzione tettonica distensiva recente (quaternaria). Quest'ultima, probabilmente dovuta al sollevamento dell'intera catena rispetto all'antistante pianura, porta all'attivazione o alla riattivazione di numerose dislocazioni (la principale corre probabilmente alla base della dorsale di Niviano) con movimenti differenziali dei blocchi e creazione di locali aree morfologicamente depresse.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico - Strutturale;
Geotipi presenti: Graben - Bacino intermontano - Torbiera;
Interessi contestuali: Paesaggistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Geoturistico;
Tutela: consigliablie;
Accessibilità: molto facile (accesso per diversamente abili);
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Geositi vicini
Bibliografia
"Geomorfologia del territorio di Pavullo nel Frignano (Appennino Modenese)." - PANIZZA M. & MANTOVANI F. [1975] Atti Soc. Nat. Mat. Modena, 105, 85-117.
"L'attività estrattiva e le risorse minerarie della Regione Emilia-Romagna" - Scicli Attilio [1972] Poligrafici Artioli, Modena.
"L'evoluzione geomorfologica e idrografica del territorio di Pavullo nel Frignano (Appennino modenese)." - PANIZZA M. [1968] Atti Soc. Nat. Mat. Modena, 99, 35-46.
"Cenni geologici intorno alla giacitura dei terreni miocenici superiori dell'Italia centrale." - DODERLEIN P. [1862] Atti X Congr. Sc. Ital., Siena, 1-28.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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