Geologia, sismica e suoli

Dosso del Gavello

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Geosito di rilevanza locale

Dosso fluviale particolarmente evidente presso Gravello, 2-3 m più alto della pianura circostante, che rappresenta verosimilmente un'asta di deflusso percorsa in successione temporale dal Po, dal Crostolo, dal Gabellus ed infine dal Secchia.

Geografia
  • Superficie totale: 218.4 ettari.
  • Quota altimetrica minima 9.2m. s.l.m., quota altimetrica massima 10.9m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

L'assetto altimetrico della pianura, posta in destra idrografica del F. Po, può essere considerato, in generale, la risultante dell'evoluzione della rete idrografica, della subsidenza naturale e dell'intervento antropico. Per chiarire questo concetto, è opportuno accennare a come avviene il processo di sedimentazione in una pianura alluvionale.

Dalla zona pedemontana alla foce, un fiume è soggetto ad una diminuzione di "competenza". Si ha, cioè, una sedimentazione selettiva di materiale, con graduale diminuzione granulometrica sino al mare. Nei conoidi fluviali pedemontani il materiale alluvionale è costituito prevalentemente da ghiaia e ciottoli, nella bassa pianura da sabbia e silt, nei pressi della foce da argilla.

I fiumi che percorrono i settori di media e bassa pianura, hanno la prerogativa di una lenta velocità di deflusso, con conseguente esigua capacità di trasporto: ciò comporta rapidi innalzamenti dei letti fluviali, per l'abbandono dei sedimenti in carico alle acque, con isolamento d'aree altimetricamente depresse fra gli alvei ("bacini interfluviali" o "valli" secondo la terminologia locale). Le acque di piena, quando traboccano dall'alveo e si espandono ai lati di esso, perdono velocità, abbandonando il materiale più fine nelle aree distali più depresse fra un corso d'acqua e l'altro, mentre nel punto di rotta, dove c'è maggiore energia, viene depositato un cono sabbioso ("ventaglio d'esondazione" o "v. di rotta"). Il materiale che sedimenta nelle aree depresse interfluviali è quindi costituito principalmente da limi e argille; data la maggior compressibilità di questi sedimenti, rispetto a quelli sabbiosi, si determina col tempo un'accentuazione dei dislivelli fra la rete idrografica e il livello medio del territorio.

Per corsi d'acqua non arginati artificialmente, le tracimazioni sono un fenomeno ricorrente: i fiumi, raggiunta una certa altezza sul territorio, tendono con rotte e cambiamenti d'alveo a colmare le aree depresse situate fra i diversi corsi; l'accrescersi di una pianura alluvionale avviene quindi sia orizzontalmente, con il giustapporsi di diversi successivi corpi d'alveo, che verticalmente, con il sovrapporsi di successivi cicli di riempimento nei bacini d'esondazione.

Su questo meccanismo è intervenuto l'uomo che, per porsi al riparo dalle esondazioni, ha costretto i fiumi a scorrere sempre entro gli stessi letti, innalzando argini artificiali di pari passo con il naturale innalzamento del fondo dei fiumi ed impedendo, contemporaneamente, l'arrivo di nuovi sedimenti nelle aree comprese fra i vari fiumi.

L'uomo, inoltre ha accelerato i naturali processi di costipazione e di subsidenza con l'emungimento delle acque dal sottosuolo. Si è così determinato, per questo complesso di cause naturali ed artificiali, l'assetto morfologico del settore di media e bassa pianura, che vede le aree più elevate in corrispondenza d'alvei fluviali sia attuali ("alvei pensili") che estinti ("dossi fluviali").

Il "Dosso del Gavello" corrisponde ad un alto morfologico, elevato di 2-3 m rispetto alla pianura circostante e sviluppato in modo continuo da ovest ad est, per una lunghezza di circa 15 km ed una larghezza di una decina di metri. Su di esso sono sorti gli abitati di Quarantoli, Gavello e S. Martino Spino; è un elemento che separa le aree vallive della bassa modenese da quelle dell'Oltrepo mantovano. Si tratta di un dosso fluviale, in cui però non è più riconoscibile la morfologia naturale a causa delle modificazioni subite nel corso dei secoli da parte delle attività antropiche, soprattutto l'agricoltura, tendenti a livellare il terreno. Rimane tuttavia ben rilevato nel tratto di Gavello di Modena ed è ben evidente sulle foto aeree, contrassegnato da una traccia costituita da terreni più chiari e con una diversa parcellazione rispetto a quelli circostanti. Circa l'appartenenza fluviale di questo dosso, esistono varie ipotesi sulle quali gli studiosi non sempre concordano.

Tentando una brevissima sintesi, si tratterrebbe di un'antica via d'acqua percorsa, in successione, dal Po (in epoca pre-romana), dal Crostolo e poi dal Gabellus (in epoca romana ed alto medievale) e dal Secchia sino al XIV secolo.

Il "Dosso del Gavello" rappresenta un bene geomorfologico, con grado d'interesse regionale, poiché costituisce sia un esempio d'evoluzione geomorfologica sia una testimonianza paleogeografica, infatti, attualmente il F. Secchia scorre, con una direzione sud-nord, circa 20 km più ad occidente. Questo dosso, similmente a molti altri nella Pianura Padana, è stato sede di un popolamento antico, come testimoniato dai numerosi siti archeologici, poiché costituiva una zona al sicuro dagli allagamenti, con caratteristiche di maggior permeabilità del suolo (minor umidità) e presenza di falda idrica facilmente raggiungibile con pozzi scavati a mano.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico;
Geotipi presenti: Paleoalveo;
Interessi contestuali: Paesaggistico;
Valenze: Scientifico;
Tutela: consigliablie;
Accessibilità: molto facile (accesso per diversamente abili);
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Geositi vicini
Bibliografia
"La bassa pianura modenese. Evolugrafia dei domini fluviali di Secchia e Panaro." - CREMONINI S. [1987] In: L'Emilia in età romana. Aedes Muratoriana, Modena, 85-96.
"Questioni preliminari allo studio morfoanalitico della bassa pianura modenese." - CREMONINI S. [1987] Quaderni della Bassa Modenese, Anno 1(2), 12 pp.
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