Salsa di Montegibbio
![]() Sarsa di Montegibbio, Salsa di Sopra, Salsa di SottoGeosito di rilevanza localeSalsa storicamente molto attiva anche con grandi eruzioni, ultima attività documentata risale al 1910, con un apparato fossile enorme: il cratere ampio una cinquantina di m,oggi sormontato da un pilone. A Salsa di Sotto attivi piccoli vulcanelli di fango.
Geografia
Perimetro geosito e Carta geologica
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Descrizione
La cosiddetta Salsa di Montegibbio consta in realtà di due gruppi di apparati lutivomi ben distinti: quello "storico" dell'antica salsa citata da Plinio, in Via Salsa di Sopra, e il gruppo di apparati molto piccoli, ma piuttosto attivi di Via Salsa di Sotto. Le due vie si dipartono poco oltre il km 2 della Strada Provinciale n° 20 che da Sassuolo sale a Montegibbio. Via Salsa di Sopra segue un piccolo crinale in direzione nord nord-est, sulla sinistra di chi percorre la strada verso Montegibbio, la Via Salsa di Sotto ha una direzione diametralmente opposta e scende verso il fosso che costeggia le Terme della Salvarola. L'antica Salsa di Montegibbio, oggi inattiva, è, forse, la salsa più famosa d'Italia e senz'altro la prima al mondo ad essere citata nelle antiche cronache. Infatti, ne parla Plinio il Vecchio nel Libro Secondo della sua Historia Naturalis (II, 199-85): "Factum est semel, quod equidem in Etruscae disciplinae voluminibus invenio, ingens terrarum portentum L. Marcio Sexto Iulio in agro Mutinensi. Namque montes duo inter se concurrerunt crepitu maximo ad sultantes recedentesque, inter eos flamma fumoque in caelum exeunte interdiu, spectante e Via Aemilia magna equitum Romanorum familiarumque et viatorum multitudine. Eo concursu villae omnes elisae, animalia permulta, quae intrafuerant, examinata sunt, anno ante sociale bellum, quod haud scio an funestius terrae ipsi Italiae fuerit quam civilia". La Salsa di Montegibbio ha un apparato lutivomo davvero enorme, ed ancor oggi perfettamente riconoscibile sulla base delle evidenze geologiche e morfologiche, il suo cratere ha un'ampiezza di una cinquantina di metri, oggi giorno sormontato da un pilone di una linea elettrica ad alta tensione. Il materiale eruttato ha ricoperto i terrazzi del fondovalle del Fiume Secchia, con spessori che, presso il Convento dell'Assunta, raggiungono i 30 m circa, com'è stato rilevato durante l'esecuzione di un sondaggio per un pozzo idrico. L'ultima attività della salsa sembra risalga al 1910. Dopo l'eruzione del 91 a.C. vale a dire dell'anno 62 di Roma descritta da Plinio, le prime documentazioni storiche sulla Salsa risalgono al 1594, quando fu distrutto il vicino abitato di San Polo; successivamente, eruzioni si ebbero nel 1603, 1628, 1684, 1781, 1786, 1790, 1835 e 1900. L'ultima grande eruzione della Salsa di Montegibbio risale al 4 giugno 1835, e avvenne in concomitanza di una scossa di terremoto, che fu avvertita sino ad alcuni chilometri di distanza. Il volume del fango emesso fu valutato in circa 500.000 m3, mentre la colonna d'eiezione raggiunse un'altezza di 40 m. L'apparato lutivomo si estese su tre ettari di superficie; in quell'occasione la temperatura dell'acqua all'interno della bocca raggiunse i 22 °C. L'attendibilità della descrizione di quest'evento appare suffragata da quanto si può rilevare oggi sul terreno. Inoltre, come già accennato, circa 15 anni fa, presso il convento dell'Assunta, presso Rometta di Sopra, cioè entro l'accumulo del materiale eruttato nel corso del tempo dalla salsa, fu perforato un pozzo per acqua che a circa 30 m di profondità rinvenne le ghiaie dell'originaria superficie terrazzata, evidentemente ricoperta dal materiale eruttato dalla salsa. D'altronde, la salsa di Montegibbio non è certo l'unica dell'Appennino ad avere emesso così tanti materiali: anche quella di Regnano, in Provincia di Reggio Emilia, presenta colate davvero imponenti. Nella vicina casa colonica posta all'estremità di Via Salsa di Sopra è presente un pozzo d'acqua salata di tipo salso-bromo-iodica. Le salse, attualmente attive presso Montegibbio, sono osservabili in Via Salsa di Sotto, immediatamente a valle di Villa Vaccari; si tratta di 4 o 5 piccolissimi vulcanelli di fango, dai quali gorgogliano acqua e gas. In corrispondenza di uno di questi, nel marzo 1998, fuoriusciva abbondante petrolio di colore nerastro. Le acque del vicino stabilimento delle Terme di Salvarola sono connesse al medesimo processo che da luogo all'emissione d'acqua salata dei vulcanelli delle Salse di Montegibbio: acque salso-bromo-iodiche, trascinate in superficie da gas metano. Il geosito è compreso all'interno di una più ampia area dichiarata (D.G.R. 258/2016) di notevole interesse pubblico paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (art.136 del Decreto Legislativo n. 42/2004).Altre informazioni sul geosito
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Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
Geositi vicini
Link utili
![]() Archivio documentale degli immobili e aree di notevole interesse pubblico (art. 136 del D.Lgs. n.42/2004) nel territorio modenese
Bibliografia
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