Affioramenti calanchivi ed ex cava dove si osserva il contatto trasgressivo dei sedimenti pliocenici medio-superiori sulle Argille a Palombini e le Arenarie di Scabiazza. Presso la cava di Marano nelle Argille a Palombini interessanti pieghe mesoscopiche.
Geografia
Superficie totale: 19.81 ettari.
Quota altimetrica minima 192.7m. s.l.m., quota altimetrica massima 329.4m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione
Nelle due aree considerate, è possibile osservare in affioramento la testimonianza della trasgressione pliocenica, vale a dire del ritiro del mare e della sua successiva ingressione (o trasgressione), che ha caratterizzato molte aree del margine padano-adriatico dell'Appennino durante il Pliocene medio-superiore. Da notare che nelle località considerate la trasgressione è leggibile in presenza di due diversi tipi di substrato.
Nella piccola cava abbandonata e posta immediatamente ad ovest del centro abitato di Marano, già utilizzata per pietra da calce, si può osservare l'inizio del ciclo sedimentario pliocenico medio-superiore che si sviluppa al di sopra di sedimenti cretacei. Nelle pareti basali della cava affiora, infatti, la formazione delle Argille a Palombini, ben stratificata ad assetto subverticale; nella parte più alta delle pareti di cava gli strati sono troncati da una superficie d'erosione sviluppatasi in ambiente continentale. All'erosione ha fatto seguito l'ingressione del mare e la conseguente sedimentazione, a partire dal Pliocene medio, delle Argille Azzurre. Si può notare come sulla superficie d'erosione, che qui si presenta irregolare ad andamento suborizzontale, poggiano i primi strati del ciclo marino plio-pleistocenico, costituiti da sabbie giallognole di ambiente di spiaggia, ricche di gusci di molluschi. La successione degli eventi geologici si può così schematizzare:
- piegamento con verticalizzazione degli strati delle Argille a Palombini durante le prime fasi dell'orogenesi appenninica, verificatesi durante l'Eocene e forse continuate in epoche successive;
- sollevamento e successiva erosione in ambiente continentale degli strati di Argille a Palombini, durante il Miocene superiore-Pliocene inferiore;
- nel Pliocene medio, inizia lo sprofondamento al di sotto del livello del mare e la conseguente ingressione marina, con inizio della sedimentazione, dapprima in ambiente di spiaggia e successivamente, continuando la subsidenza, in ambiente sempre più profondo.
L'evoluzione geologica, testimoniata da quest'affioramento, è del tutto analoga a quella che compete alla successione plio-pleistocenica, osservabile nell'alveo del F. Panaro, presso Marano.
Sui versanti situati alla sommità di due vallecole comprese tra le località di Poggio Galloni e di Francuzza, poste in destra del Torrente Guerro e raggiungibili dalla strada che conduce a Denzano, è osservabile la stessa superficie d'erosione descritta nella cava di Marano; qui, però, il substrato della superficie trasgressiva è rappresentato dai depositi caotici delle Brecce argillose della Val Tiepido-Canossa. Da notare che tale superficie si presenta verticalizzata: si tratta di una testimonianza assai interessante dal punto di vista dell''evoluzione strutturale del margine appenninico, nel senso che le deformazioni tettoniche della catena, lungo il suo margine, sono state particolarmente intense sino a tempi relativamente recenti, determinando il sollevamento e la verticalizzazione di una superficie in origine sub-orizzontale. L'inizio del ciclo plio-pleistocenico è rappresentato da uno strato di conglomerato cementato, a luoghi grossolano e dello spessore inferiore al metro; esso, per erosione differenziale, emerge dalle formazioni argillose circostanti per una lunghezza di alcune diecine di metri, formando una sorta di un muretto assai caratteristico.
Nella piccola cava abbandonata, a monte del paese di Marano sul Panaro, in sinistra idrografica del F. Panaro, è presente un raro affioramento di Argille a Palombini, caratterizzate da strati prevalenti di calcilutiti, separati da ridottissimi interstrati pelitici. In quest'affioramento gli strati appaiono lateralmente continui e la formazione mantiene una coerenza stratigrafica interna, che permette di compiere osservazioni di dettaglio di carattere sia sedimentologico, sia mesostrutturale: si tratta di un fatto eccezionale non solo per l'Appennino modenese, ma anche per tutto il versante emiliano dell'Appennino settentrionale.
Le mesostrutture più appariscenti sono rappresentate da pieghe metriche di multistrato, da armoniche a disarmoniche, con geometria complessiva che si avvicina a quella della Classe 2 (pieghe simili). I singoli letti competenti (formati di calcilutite) conservano lo spessore ortogonale inalterato, andando dalla cerniera ai fianchi, anche se alcuni mostrano un leggero ispessimento in cerniera e mostrano di aver subito un piegamento probabilmente per flessione ortogonale. I letti pelitici, invece, mostrano un assottigliamento sui fianchi ed un ispessimento in cerniera ed una geometria complessiva delle pieghe della Classe 2 (pieghe simili). Queste pieghe di multistrato denotano di essersi formate attraverso un meccanismo di piegamento per scorrimento flessurale o di flessione con scivolamento relativo degli strati competenti, con concentrazione della deformazione di taglio negli interstrati incompetenti (letti argillosi). Le mesopieghe sono delle sinclinali e delle anticlinali, serrate con assi a direzione appenninica (nord-ovest sud-est), debolmente immergenti verso nord-ovest, da moderatamente a fortemente inclinate ed a vergenza nord-est e con geometria a chevron. Strutture minori associate alle pieghe sono rappresentate da sistemi di diaclasi sistematiche, rare stiloliti e slicoliti.
L'affioramento è interessante anche dal punto di vista sedimentologico e stratigrafico, poiché permette di osservare le caratteristiche litologiche e le strutture interne ed esterne degli strati calcilutitici e soprattutto degli interstrati pelitici delle Argille a Palombini, quasi sempre mal definibili, in quanto la formazione normalmente mostra una struttura a blocchi in pelite.
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