Sasso Tignoso
![]() Geosito di rilevanza localeRilievo ofiolitico formato da basalti intrensamente spilitizzati e brecciati, che svetta imponente lungo la dorsale che divide la valle del T. Dragone da quella del rio Perticara, nel quale sono conservate anche belle strutture a cuscini con varioliti.
Geografia
Perimetro geosito e Carta geologica
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Descrizione
Nella parte alta della valle del Dragone, sulla dorsale che la divide da quella del Rio Perticara, si erge la notevole mole del Sasso Tignoso. Esso è costituito da basalti, frammenti della crosta oceanica giurassica del bacino della Tetide, che conservano localmente caratteristiche strutturali proprie dei basalti dei fondi oceanici. Per esempio si possono osservare belle strutture a cuscini (pillow lavas della letteratura anglosassone), vale a dire ammassi di forma mammellonare più o meno allungati, caratteristici per magmi consolidati a contatto con acqua, circostanza che si verifica prevalentemente sui fondi marini, come ampiamente documentato nei basalti dei fondi oceanici attuali. Sotto la spinta del magma, le croste basaltiche di questi corpi mammellonari, già consolidate, sono frammentate e i frammenti basaltici sono pervasi da nuovo liquido che, solidificando, li cementa generando brecce autoclastiche, frequenti a Sasso Tignoso. A Sasso Tignoso sono pure frequenti le ialoclastiti, che sono pure brecciole di tipo autoclastico, interposte tra pillows contigui, ma con frammenti che originariamente erano costituiti da vetro vulcanico. Il colore dei frammenti di queste ialoclastiti è verde, a causa dei minerali cloritici che hanno sostituito l'originario vetro vulcanico. Altra caratteristica comune ai basalti dei fondi oceanici è rappresentata dalle varioliti, cioè da masserelle sferoidali di varia dimensione e molto numerose a Sasso Tignoso, che pure si formarono durante il rapido raffreddamento del magma basaltico a contatto con l'acqua del mare, che erano originariamente vetrose (più raramente basaltiche), ma che ora sono costituite in prevalenza da clorite, e subordinatamente da carbonati e minerali opachi. Al microscopio i basalti si presentano afirici, cioè privi di cristalli di grosse dimensioni (fenocristalli), e arborescenti, cioè con disposizione a "cavolfiore" dei minerali costituenti. I minerali magmatici sono molto rari e sono rappresentate da relitti di clinopirosseno, riferibile a salite con un rapporto Mg/(Mg+Fe) di 0,68, simile sotto quest'aspetto, al clinopirosseno dei basalti di Boccasuolo. I clinopirosseni dei due affioramenti, tuttavia, differiscono nel contenuto in TiO2, più alto in quelli di Sasso Tignoso, differenza che è da collegare, almeno in parte, a differenze di composizione dei magmi basaltici che generarono i due corpi. La maggior parte dei minerali dei basalti di Sasso Tignoso sono secondari, cioè generati per trasformazione metamorfica dei minerali magmatici; essi sono rappresentati da albite e clorite, oltre che da minerali opachi, carbonati e raro quarzo. Presenti sono anche datolite, prehnite e baritina. La trasformazione metamorfica avvenne sul fondo dell'oceano tetideo, a bassa temperatura e con l'intervento dell'acqua del mare (metamorfismo oceanico): il processo metamorfico è noto anche con il termine di "spilitizzazione", e pertanto i basalti ofiolitici sono definiti con il nome di spiliti. Nei basalti di Sasso Tignoso compaiono mineralizzazioni a solfuri (calcopirite, pirite e blenda). I basalti spilitizzati di Sasso Tignoso vennero intensamente fratturati durante l'orogenesi appenninica; le caratteristiche dei basalti originari vennero in gran parte cancellate e si generarono brecce monogeniche (cioè composte da un unico tipo litologico - nel caso specifico basalto spilitico), che sono ben rappresentate a Sasso Tignoso. L'affioramento di Sasso Tignoso è d'interesse in quanto costituisce un corpo basaltico importante per volume e con morfologia spettacolare. Esso rappresenta un frammento dei basalti che formavano la crosta della Tetide, poi smembrata a seguito di fenomeni orogenetici. I basalti, riferibili chimicamente a E-MORB, sono poco comuni nell'Appennino settentrionale (dove predominano basalti del tipo N-MORB); essi furono generati per fusione parziale di un mantello arricchito in elementi fusibili, analogo a quello rappresentato dalle peridotiti serpentinizzate di Varana, Sassomorello e Pompeano. Altre informazioni sul geosito
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Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
Opportunità di fruizione
Il Sasso Tignoso è raggiungibile da S. Anna Pelago percorrendo la strada comunale S. Anna che conduce a Piandelagotti.
Geositi vicini
Bibliografia
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Avvertenze
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