Geologia, sismica e suoli

Sasso della Mantesca

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Geosito di rilevanza locale

Rilievo formato da gabbri a grana molto grossolana, attraversati da filoni rodingitici e sacche pegmatitiche di notevole interesse per i minerali accessori presenti.

Sasso della Mantesca
Sasso della Mantesca
Sasso della Mantesca
Sasso della Mantesca
Sasso della Mantesca
Sasso della Mantesca
Geografia
  • Superficie totale: 13.34 ettari.
  • Quota altimetrica minima 761.3m. s.l.m., quota altimetrica massima 829.8m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Lungo il crinale tra i torrenti Idice e Sillaro, al confine tra Emilia-Romagna e Toscana, si trovano questi caratteristici affioramenti costituiti da ofioliti in massi sparsi, prevalentemente di forma rotondeggiante, nelle quali si osservano gabbri a grana molto grossolana (i cosiddetti "gabbri eufotidi"). Queste ofioliti, a seguito delle lunghe e complesse fasi deformative che hanno caratterizzato questo settore dell'Appennino, risultano attualmente completamente inglobate nelle 'Argille a Palombini', assieme alle quali rappresentano parte dei "complessi di base" dei flysch ad Elmintoidi liguri.

Nella zona sottostante la vetta si trova una caratteristica area detritica con massi sparsi tra il bosco.

La particolarità di queste rocce e l'apparente estraneità all'ambiente che le circonda, ha dato vita a numerose leggende sulla loro origine e provenienza. Fra le più suggestive quella che lega il Sasso della Mantesca al vicino Sasso di San Zenobi, nome legato a Zenobio, vescovo di Firenze tra il IV e il V secolo. La leggenda narra di una sfida fra il diavolo e Zenobio: chi avesse portato il più grosso macigno più lontano dal torrente Idice e fino alla cima della collina sarebbe stato il vincitore e avrebbe preso tutte le anime. Zenobio vinse la sfida, riuscendo ad appoggiare al suolo la sua ofiolite più lontano rispetto a quella del diavolo, e più a sud di essa, preservandone anche l'integrità; il diavolo per l'ira scagliò il grande masso che trasportava sulla schiena, facendolo a pezzi, e dando vita al Sasso della Mantesca.

Le pendici orientali del monte sono state in passato sede di escavazione, così come diversi altri massi serpentinitici, presenti nelle vicinanze ed anch'essi interessati in passato da attività estrattiva.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Petrografico - Geomorfologico;
Geotipi presenti: Rupe - Gabbro - Serpentinite;
Interessi contestuali: Paesaggistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Arrampicata sportiva, Alpinistico;
Tutela: superflua;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Opportunità di fruizione
Strutture presenti:
  • Sentiero attrezzato
Per raggiungere il geosito si può percorrere il sentiero CAI 801. In alternativa in auto, procedendo lungo la SP58 imboccare la strada per località Spedaletto (occorre un fuoristrada) fino a raggiungere un piccolo invaso artificiale; poi proseguire a piedi.
Geositi vicini
Bibliografia
"Filoni a composizione rodingitica nelle serpentiniti di Sasso della Mantesca (Appennino emiliano)" - Felice G., Morandi N. [1978] Min. Petr. Acta, 22. PP. 141-156. Bologna.
"L'Appennino Bolognese" - Bombicci L. [1881] Club Alpino Italiano, Sezione di Bologna, Tipografia Fava e Garagnani, Bologna.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

La Regione si solleva al proposito da qualunque responsabilità.

 
 
 
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