Geologia, sismica e suoli

Miniera di Paladino

2040   

Miniere di Valdinoce

Geosito di rilevanza locale

Ex miniere di Zolfo di cui rimangono diverse testimonianze di archeologia industriale, localizzate presso il fondovalle del fosso Paladino, dove affiora una stretta fascia di F. Gessoso Solfifera molto tettonizzata.

Geografia
  • Superficie totale: 208.7 ettari.
  • Quota altimetrica minima 105.2m. s.l.m., quota altimetrica massima 435.4m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Area interessata in passato da una intensa attività estrattiva legata alla presenza dello Zolfo, di cui rimangono diverse testimonianze di archeologia industriale (varie strutture come gli edifici-dormitorio dei minatori, l'ingresso a volta di mattoni dei tunnel, gli sfiatatoi, i blocchi di ancoraggio delle teleferiche).

Le ex miniere erano localizzate presso il fondovalle del fosso Paladino, dove affiora una stretta fascia di Formazione Gessoso Solfifera molto tettonizzata, e lungo lo sviluppo dell'affioramento, in direzione del crinale di Valdinoce.

L'area riveste anche un interesse stratigrafico: negli estesi calanchi del fosso Paladino si osservano i passaggi stratigrafici tra la Formazione Gessoso Solfifera, la Formazione a Colombacci (tra cui affiora lo strato guida Colombaccio, orizzonte certo) e la Formazione delle Argille Azzurre.

La miniera di Valdinoce era in attività già nel 1500, allorché il fiorentino Paolo Antonio Valori si impegnava a sfruttarla assieme ad altre miniere del cesenate, dietro pagamento di 4000 libbre di zolfo alla Camera Apostolica.

La concessione nel 1862 era in mano ad Alessandro Flori, Marzoli Federico, Saragoni Giuseppe e Turci Angelo, che nel 1867 avevano praticato esplorazioni e sondaggi nel letto del Rio Paladino con una galleria lunga 1200 metri, incontrando numerose tracce d'antichi lavori.

Nel 1872 la miniera passava in proprietà al marchese Alessandro Albicini, ma l'estrazione dello zolfo era alquanto limitata e la coltivazione s'alternava a periodi di completo abbandono.

Nel 1894 la produzione si intensificava e ciò sino al 1906, quando un'invasione di acque faceva abbandonare nuovamente i lavori, che riprendevano nel 1919 dalla società "Zolfi", nuova proprietaria, nella località denominata "La Rossa", scavandovi una particolare discenderia. Dal 1924 al 1928 sia nei cantieri di "Paladino" che nella "La Rossa" la produzione raggiungeva le mille tonnellate di zolfo grezzo, con l'impiego di circa 180 operai.

La chiusura definitiva avveniva all'inizio del 1929, anche a seguito di gravi incidenti in galleria dovuti allo scoppio di gas grisou. La testimonianza orale del minatore Zignani Quinto Alvaro di un incidente, avvenuto nella miniera del "Paladino" nel novembre 1927, dove trovava la morte suo padre Ugo, sorvegliante, resta una pagina quanto mai drammatica nella storia della miniera.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geominerario - Stratigrafico - Geomorfologico;
Geotipi presenti: Ex miniera - Calanchi - Orizzonte guida - Passaggio stratigrafico;
Interessi contestuali: Paesaggistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo;
Tutela: superflua;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Geositi vicini
Bibliografia
"L'attività estrattiva e le risorse minerarie della Regione Emilia-Romagna" - Scicli Attilio [1972] Poligrafici Artioli, Modena.
"La fusione dello zolfo dal XV al XVIII secolo nelle miniere di Romagna" - Veggiani A. [1955] "Studi Romagnoli", VI, Faenza.
"I giacimenti di zolfo in Romagna" - Veggiani A. [1953] Riv. Emilia n.13-14, Bologna 1953, pp.46 e segg..
"Giacimenti di zolfo in Romagna" - Veggiani A. [1951] Riv.Emilia n.21, Bologna , pp.262-264.
"Miniere di zolfo in Italia" - Cagni G. [1903] Hoepli, Torino.
"Storia naturale dei gessi e solfi delle miniere di Romagna" - Marsili L.F. [1675] Bologna.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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