Geologia, sismica e suoli

Foci del Po di Goro e di Volano, Sacca e Scannone di Goro

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Geosito di rilevanza regionale

Tra le foci del Po di Goro e di Volano sono custodite importanti testimonianze dell'evoluzione geomorfologica dell'area deltizia, come la freccia litorale "Scannone di Goro", le bocche di marea, la laguna-baia Sacca di Goro e i numerosi scanni e bonelli.

Foci del Po di Goro e di Volano, Sacca e Scannone di Goro - Foto Archivio Servizio Geologico
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Foci del Po di Goro e di Volano, Sacca e Scannone di Goro - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
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Foci del Po di Goro e di Volano, Sacca e Scannone di Goro - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
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Foci del Po di Goro e di Volano, Sacca e Scannone di Goro - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Foci del Po di Goro e di Volano, Sacca e Scannone di Goro - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Geografia
  • Superficie totale: 3841.74 ettari.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Il territorio compreso tra le foci del Po di Goro e quelle del Po di Volano rappresenta una delle più importanti emergenze geomorfologiche del territorio costiero, testimonianza dell'evoluzione storica dell'area deltizia.

Presso le foci si trova il Faro di Goro, costruito nel 1950 in sostituzione della Lanterna Vecchia, che, circa 2 Km più ovest, segna il punto dove sorgeva il vecchio faro, edificato presso l'antica foce nel 1846. Negli anni successivi al 1950 la crescita del lobo deltizio è rallentata sino ad arrestarsi, a causa di fenomeni di erosione marina collegati alla diminuzione degli apporti solidi del Po e della subsidenza. Per questo a ridosso del Faro, verso la spiaggia, si notano, semisepolte dalla sabbia, opere di difesa dall'erosione marina, mentre il Po di Goro arriva in mare delimitato da un argine di massi ciclopici.

Lo Scannone di Goro è una delle più rappresentative morfologie deltizie in evoluzione della regione. Si tratta infatti di una esemplare freccia litorale, vale a dire un lungo cordone litorale arcuato che si è accresciuto verso sud-ovest alla destra delle foci del Po di Goro.

La presenza di una freccia litorale presso questa foce è documentata sin dall'Ottocento, con posizioni che mutano in relazione all'avanzata verso il mare del lobo deltizio, come documentato in modo estremamente dettagliato dalle carte e dalle foto aeree storiche. Testimonianze di questi scanni relitti emergono anche dalle acque della Valle di Gorino, formando barene allungate parallelamente all'attuale Scannone, rivestite da fitti popolamenti di canneti e da vegetazione specializzata (salicorneti, prati salmastri, tifeti e lamineti). Tra gli anni '30 e '50 l'attuale Scannone era frammentato in due parti: la penisola dello Scanno di Goro e l'isola denominata Scanno Piallazza; questi due elementi, per i continui apporti di sabbia, hanno finito per saldarsi e in seguito lo Scannone ha continuato a crescere sino ai primi anni '90, raggiungendo gli otto chilometri di lunghezza e arrivando con la sua estremità ad appena un chilometro e mezzo dalle spiagge del Lido di Volano. Questa rapida evoluzione rischiava di compromettere le comunicazioni tra la Sacca di Goro e il mare, peggiorando i fenomeni di eutrofizzazione che già minacciavano le attività di allevamento e pesca all'interno della laguna; per questo venne costruita, nella zona centrale dello scanno, una stazione idrovora. Nel 1992, poco a ovest dell'idrovora, fu abusivamente scavato un canale lungo il quale si instaurò una forte corrente che ne causò il rapido allargamento. Questo varco ha assunto quindi le funzioni di una vera e propria bocca di marea, dando nuovamente forma a una penisola e a un'isola.

Battuto dalle onde e dal vento, lo Scannone ha in sé alcune caratteristiche dell'ambiente costiero, come lo sviluppo di una larga spiaggia alla quale segue una fascia a maggiore altimetria con sviluppo di dune. La crescita sulle dune di vegetazione erbacea specializzata (molte piante pioniere e amanti di suoli sabbiosi e salati) e la messa a dimora di alcuni filari di tamerici e olivastri hanno senza dubbio contribuito a stabilizzare questo cordone litorale.

La Sacca di Goro ha la particolare conformazione di un golfo marino quasi isolato dal mare dalla lunga lingua di terra dello Scannone, ed è anch'essa una morfologia tipica dell'area deltizia, con caratteristiche fisiografiche e idrodinamiche intermedie tra la baia e la laguna. Si estende per circa 2.000 ettari, con profondità estremamente basse (in media non superiori al metro). La navigazione è costretta a seguire canali mantenuti artificialmente a 2-2,5 m di profondità e le acque subiscono un'escursione di marea che può superare i 120 cm. Nella Sacca si mescolano le acque marine e le acque dolci raccolte dal Po di Volano, dal Canal Bianco, dal Po di Goro (attraverso l'idrovora di Gorino) e quelle sollevate dalla Valle Giralda, che scaricano nel Taglio della Falce: il mescolamento di acque dolci e salate mantiene il tenore salino intorno al 23?. I fondali della Sacca sono caratterizzati da sedimenti fini (argillosi e limosi), che divengono sabbiosi presso le bocche di marea, dove le correnti sono più forti.

Vari manufatti idraulici (piccole idrovore, chiaviche, porte vinciane) segnano i canali che mettono in comunicazione l'ambiente marino con quello continentale, dove le più piccole variazioni di quota e di livello delle acque ridisegnano i profili delle linee di riva. Nella Sacca di Goro, e più ancora nella vicina Valle di Gorino, si individuano numerosissimi isolotti. In questo vero e proprio arcipelago che emerge appena dalle acque, alcuni dossi sono artificiali, altri (i più estesi) si devono all'abbondante sedimentazione alle foci e testimoniano le tappe dell'avanzata del fronte deltizio verso il mare.

Presso Goro, il Canal Bianco termina con la grande Idrovora Romanina; lungo questo canale si possono ammirare le due bellissime chiaviche di Torre Abate e Torre Palù. La prima, tardo cinquecentesca, è forse la più significativa opera relativa alla grande bonifica tentata da Alfonso II d'Este; in origine regolava lo sbocco a mare del Canal Bianco, ma perse la sua funzione in seguito agli interramenti causati dal Taglio di Porto Viro. La seconda è documentata dal 1761 come Chiavica Nuova e venne edificata per sostituire le funzioni di Torre Abate; la sua posizione testimonia l'avanzata dei territori emersi verso il mare nel periodo intercorso tra le due costruzioni.

In questo composito quadro di ambienti, il Boscone della Mesola custodisce anch'esso una importante emergenza geomorfologica, ammantando una fascia di cordoni dunosi riferiti al Tardo Medioevo e al Rinascimento, sviluppatisi presso il delta arcuato del Po di Volano. Questo ramo deltizio perse di importanza nel XIV secolo ed oggi funziona come canale nel quale vengono artificialmente convogliate, tramite gli impianti di sollevamento di Codigoro, le "acque alte" e le "acque basse" del vasto bacino della Grande Bonifica Ferrarese e alcuni bacini minori più orientali.

La struttura del bosco, relitto straordinario e unico delle foreste planiziali che un tempo rivestivano tutta l'area deltizio-costiera, risente del peculiare assetto geomorfologico del substrato: negli avvallamenti interdunali di maggiore profondità crescono fasce di bosco igrofilo, talora allagate, mentre specie arboree amanti di suoli aridi segnano i dossi dunosi.

Il paese di Goro è sorto nel 1730 come centro di pescatori, nella posizione che la foce occupava a quell'epoca. Deve il nome a un antico ramo del Po di Volano, il Gaurus (nome probabilmente derivato dal prelatino gaura o gabura, a cui è attribuito il significato di canale); nei cento anni successivi, la rapida crescita del lobo deltizio prolungò le terre emerse sino alla posizione di Gorino Ferrarese. Attualmente il centro abitato si trova sotto il livello medio a cui scorrono le acque del fiume; la sua quota attuale è infatti, per effetto della subsidenza, di circa due metri sotto il livello del mare.

Tra Goro e Gorino, l'alveo del Po di Goro diviene molto ampio e diviso in due rami da una lunga isola fluviale, chiamata Giara Mezzano; poco più a valle, tra il fiume e l'argine destro si riconosce la lanca fluviale chiamata Valle Dindona, un'ansa abbandonata, separata dal fiume e allagata. L'area umida, in mezzo alla quale si estendono alcuni isolotti rivestiti da canneti e lembi di bosco ripariale con salici e pioppi, è dei più intatti biotopi golenali ferraresi, particolarmente interessante dal punto di vista faunistico.

Gorino è invece un antico avamposto di pescatori che divenne un abitato stabile solo verso il 1870. Qui si trovano il porto fluviale e il pittoresco porto affacciato sulla Sacca di Goro, raggiungibile con una rampa che rende immediatamente evidente il dislivello negativo tra il mare e le strade del paese.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico - Geologia Applicata;
Geotipi presenti: Delta marino - Dune costiere - Foce - Laguna - Freccia Litorale - Bocca di marea - Idrovora;
Interessi contestuali: Storico - Paesaggistico - Botanico - Faunistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Escursionistico - Geoturistico;
Tutela: già in atto;
Accessibilità: molto facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Opportunità di fruizione
Strutture presenti:
  • Pista ciclabile
Dalle foci del Po di Goro al boscone della Mesola Itinerario geologico ambientale nella pianura padana
Geositi vicini
Bibliografia
"La Pianura, geologia suoli e ambienti in Emilia-Romagna" - AA. VV. (a cura di A. Amorosi) [2009] Regione Emilia Romagna, collana Terre e Acque, Ed Pendragon, Bologna.
"Carta geomorfologica della Pianura Padana, Carta altimetrica e dei movimenti verticali del suolo della Pianura Padana. Scala 1:250.000." - AA VV. [1997] S.EL.CA., Firenze.
"New evidence on the evolution of the Po-delta coastal plain during the Holocene." - BONDESAN M., FAVERO V & VIGNALS M.J. [1995] Quaternary International, 29/30, pp. 105-110.
"L'area deltizia padana: caratteri geografici e geomorfologici" - BONDESAN M. [1990] In "Il Parco dei delta del Po: studi ed immagini, vol. II" (a cura di M. Bondesan).
"Geomorphological hazards in the Po delta and adjacent areas" - BONDESAN M. [1989] Geogr. Fis. Din. Quat., Suppl. 2, pp. 25-33.
"Il ramo più settentrionale del Po nell'antichità." - CASTIGLIONI G.B. [1978] Atti Mem. Acc. Patav. Sc. Lett. Arti, 90, pp. 157-164, Padova.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

La Regione si solleva al proposito da qualunque responsabilità.

 
 
 
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