La cavità rilevata nei primi anni ’60 dal GSE col nome di “Buco dell’Inferno” si riferiva ad un inghiottitoio inattivo, con accesso a pozzo, che introduceva ad un cunicolo discendente sovrastato da tre piccoli camini, intercomunicanti in sommità, con uno sviluppo di 32 m ed una profondità di 10 m. La descrizione precisava che gli era stato attribuito lo stesso nome della Dolina in quanto il “Buco” si trovava nel suo punto più depresso. Lo si riteneva un paleoinghiottitoio, in quanto le acque erano assorbite nelle sue vicinanze ed all’interno della Grotta si avvertiva il rumore del torrente. Occorre precisare che sul fondo della Dolina dell’Inferno si sono registrate nel più recente mezzo secolo significative mutazioni, indotte dall’alluvionamento da parte di consistenti depositi di fango e frane di massi e terriccio, sì che il principale punto di assorbimento del cosiddetto “Inghiottitoio di fondo” ha subito numerose divagazioni. Al di là di questo, la straordinaria abbondanza di sedimenti ablati ha alternativamente chiuso e riaperto altrove i passaggi all’interno delle cavità che talora emergono alla base della Dolina, ed è solo nel 1966 che al GSB è stato possibile esplorare e rilevare l’“Inghiottitoio di fondo della Dolina dell’Inferno” nella sua interezza, che seguiva il tracciato di un collettore per uno sviluppo di 98 m ed una profondità di 25, fino ad un bacino sifonante. Al presente (luglio 2017), la cavità rilevata in prossimità del fondo Dolina mostra solo una vaghissima parvenza degli ambienti presenti 50 anni prima e pertanto non si essere certi del fatto che essi appartengano alla stessa grotta, alimentata allora da due torrentelli che confluivano in un buchetto (30x50 cm). Seguivano uno scivolo ed un salto di 4 m. Uno stretto meandro recava ad un secondo, eguale dislivello e ad un più vasto ambiente dal quale, da Sud, proveniva il torrente. Fra grandi massi di frana il tracciato dell’alveo raggiungeva a valle un bacino sifonante. Ad Ovest della sala si poteva risalire su concrezioni carbonatiche un ampio meandro, impostato su di una frattura parallela alla seconda sezione dell’Inghiottitoio, che dopo una ventina di m risultava sbarrato da una frana. Attualmente, l'unica porzione di grotta accessibile è il pozzo iniziale, in quanto alla sua base detrito e argilla occludono totalmente la via.