Caso non unico, comunque raro sulla Vena del Gesso, l’Abisso Carnè si apre senza dolina e senza un minimo avvallamento che preannunci il pur notevole pozzo iniziale; inaspettata è anche l’ubicazione, quasi in cima ad un cocuzzolo facente parte di una dorsale che, iniziando da Monte Rontana, scende conformemente alla direzione lungo la quale si sviluppa l’ammasso evaporitico (sud est-nord ovest), passando a breve distanza di Ca’ Carnè e terminando nello sperone di Castelnuovo.
L’Abisso Carnè è noto da sempre ai contadini del luogo che lo usavano come discarica. L’ultimo massiccio utilizzo in tal senso risale all’immediato secondo dopoguerra ed era testimoniato dai residuati bellici rinvenuti in abbondanza, durante le prime esplorazioni, nel terrazzo tra il primo e il secondo pozzo.
L’ingresso è appunto costituito da un pozzo, impostato lungo una diaclasi sub-verticale con direzione nord ovest-sud est. Alla base si diparte un terrazzo molto inclinato ricoperto di sedimenti argillosi. Quest’ultimo ha un andamento elicoidale e da esso si dirama, in direzione sud-est, una breve galleria ascendente. A sud il terrazzo immette in un secondo pozzo che termina nella parte più bassa di una saletta il cui pavimento è ingombro da un alto cono detritico. Da qui, per mezzo di una finestra ubicata sul lato sud, si accede ad un vasto ed articolato ambiente. Questo vano, impostato su due plessi di fratture che si incrociano ad angolo retto, uno dei quali parallelo alla diaclasi da cui ha avuto origine il pozzo iniziale, presenta un pavimento assai inclinato e parzialmente concrezionato e termina a sud in una nicchia adorna di una grande stalattite rossastra sotto la quale uno stretto budello riporta alla base del secondo pozzo.