La prima parte della grotta è costituita da un’enorme frana che, anche in tempi assai recenti, ha subìto notevoli movimenti come testimonia il ciarpame (sacchi di plastica, contenitori di metallo, ecc.) ben incastrato anche tra i macigni di maggiori dimensioni. La grotta, individuata da Mornig (Buco del Pianteto), ed esplorata dal G.S. Faentino nel 1981, è stata frequentata a più riprese dallo Speleo GAM nei primi mesi del 1995: ripetute disostruzioni sul fondo non hanno prodotto risultati significativi. Dopo circa due anni la grotta è stata rivisitata per completare il rilievo: in tale occasione si è constatato che la frana non ha, in apparenza, subìto ulteriori movimenti. Ciò sembra giustificato dal fatto che, nel frattempo, l’apertura della Grotta di Selva ha reso questo inghiottitoio scarsamente attivo. Il notevole flusso d’acqua che, in caso di forti precipitazioni, era la causa principale dei movimenti di frana è stato infatti deviato dal proprietario del terreno.
L’ingresso è posto sul fondo di un inghiottitoio dai versanti assai ripidi e cosparso di grossi massi; si entra dall’unico ingresso sufficientemente ampio da consentire un passaggio abbastanza comodo. Tra i massi sono possibili diversi percorsi, tutti piuttosto pericolosi, stante la presenza di blocchi in precario equilibrio e soltanto nell’ultimo tratto la frana si fa meno incombente ed alle pareti sono finalmente visibili alcune morfologie carsiche.