I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. Le cavità naturali e i geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.
I geositi carsici, che si sviluppano in valli cieche, doline, inghiottitoi, grotte, forre ecc., per una visita richiedono ulteriori competenze specifiche, attrezzature adeguate e la presenza di Speleologi esperti. Gran parte di questi ambienti si trova all'interno di Parchi, Riserve naturali e Aree protette e quindi l'accesso è sottoposto a regolamentazione specifica. Le visite, limitate comunque a poche cavità adeguatamente attrezzate, possono essere svolte accompagnati da Guide Speleologiche riconosciute dai Parchi. Per visite che abbiano uno scopo di ricerca e studio ci si pụ avvalere degli Speleologi dei Gruppi affiliati alla Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna (www.fsrer.it).
La Regione si solleva al proposito da qualunque responsabilità.
Il Buco del Muretto, scoperto da R.Regnoli (GSB) nel 1969, è situato al di là del conoide detritico posto alla base della piccola falesia di gesso (alta una decina di metri) che delimita la dolina a quota 108, a S della ex cava Ghelli. Fino al 1996, risultava completamente occluso da rifiuti e dalla carcassa di una Fiat 500. Il nome della cavità è dovuto al muretto in tranci di gesso che protegge il lato NO dello scivolo iniziale. La bonifica e la disostruzione di questa cavità hanno comportato 19 giornate di lavoro per consentire l’accesso alla Caverna delle Frane, il primo grande ambiente del Buco del Prete Santo, penultima sezione del Sistema Carsico Acquafredda-Spipola-Risorgente A.F. Il suo tracciato è di soli 39 m, di cui 20 disostruiti con mezzi meccanici.
Alla cavernetta iniziale, probabilmente utilizzata come rifugio nel 1944, si perviene con uno scivolo su detriti terrigeni, oltre il quale un basso cunicolo di 7 m risale verso una diaclasi splendidamente arricchita da speleotemi carbonatici e morfologie da scorrimento. Qui si osserva un fenomeno mai verificato altrove: le stalattiti e i crostoni stalagmitici, colpiti dal flash, conservano ed emettono una luminescenza verdastra, verosimilmente dovuta ai reticoli cristallini che contengono sostanze organiche eccitate dai raggi UV.
Un ulteriore cunicolo discendente (4 m), ancora più stretto del primo, reca ad una saletta in cui compaiono sulla volta alcune grandi formazioni mammellonari (h 1,2 m, b 2); sulla superficie del cono di uno di essi ne compare un altro di dimensioni inferiori, concresciuto sul maggiore con orientamento normale ad esso. L’ambiente è caratterizzato dalla presenza di canali di volta, ostruiti dalle marne. Strisciando sul fondo si entra in un’alta frattura in contatto in più punti con la Caverna delle Frane, all’interno del Buco del Prete Santo, nel luogo in cui si osservavano i più sviluppati “pendenti” del bolognese, lunghi fino a 4 m. Purtroppo questa sezione della Caverna è collassata nel 2000. Il Buco del Muretto è stato protetto nel 1997 dal GSB-USB, al fine di preservarne gli speleotemi.