Scoperta nel 2012 dal GSB-USB, si presentava inizialmente in superficie con il consueto gruppo di cuspidi gessose (candele), invariabilmente occluso da sedimenti: una morfologia caratteristica degli innumerevoli paleoinghiottitoi disseminati lungo il versante meridionale della Dolina di Goibola, molto ad Est del canalone che vede allineate le cavità 822, 287, 75 e 72. La disostruzione mette in luce un bel pozzo a pianta circolare di 18 m, che introduce ad un meandro che prosegue verso NO, divenendo impercorribile. In direzione SE lo si può seguire invece, attraverso tre diversi percorsi fino ad una saletta, che dà adito ad ulteriori prosecuzioni, caratterizzate da alti meandri (10 m) interrotti da brevi salti. Il punto più profondo della cavità lo si raggiunge attraverso un altro pozzetto di 12 m, sull’alveo di un torrente con clasti arrotondati. Il passaggio si stringe, ma non in modo inesorabile. Ancora in basso, ma verso NO, il meandro scende ripido fino ad un alto camino. Lateralmente un’altra disostruzione consente di penetrare in un ennesimo meandro (alto 2 m e largo 0,6 m), che si esaurisce in corrispondenza di un canale di volta, mentre in torrentello scompare nel detrito. La Grotta, assai articolata ed in più punti arricchita da speleotemi carbonatici, vede tuttavia la progressione ostacolata dall’abbondante presenza di fango. Il suo sviluppo è di 150 m, la profondità di 39 m. Nel 2015 l’ingresso (che la disostruzione iniziale ha ampliato) è stato protetto dal GSB-USB con una grata metallica, allo scopo di consentire l’accesso ai pipistrelli ed, in una, ad evitare che si trasformi in una trappola per i numerosi caprioli e cinghiali che frequentano la Buca di Goibola. La Grotta è stata dedicata all’Ottantennale della fondazione del GSB, che ricorreva appunto nel 2012 ed alla memoria di Bruno Parini, speleologo dell’USB recentemente scomparso.