Scoperta dal GSB-USB nel 2010 nel versante SE della Dolina dell’Inferno, tre anni dopo vi si tenta una disostruzione a -5 m. L’interesse consiste nel fatto che la cavità si apre al margine inferiore di una estesa faglia, che ha distaccato due strati in giacitura pressoché verticale, con scorrimento di 2-3 m. Questa lunga discontinuità, che segue per un centinaio di metri l’acclive versante, esercita un’efficace funzione drenante, tanto che alla base del pozzetto si ode distintamente scorrere un torrentello. Nonostante la quota elevata, l’ottimistica ipotesi è che possa rivelarsi una via preferenziale di penetrazione verso il collettore centrale della Dolina. Il breve salto iniziale scende fra un accumulo di massi frammisti a marne, fino ad uno scivolo che termina in corrispondenza di una diaclasi verticale; solo le pareti e la volta, che reca le tracce erose di formazioni mammellonari, hanno una parvenza di stabilità. La frattura viene ampliata verso il basso, fino a -8 m, ove raggiunge il corso d’acqua, che segue ovviamente la linea di faglia, scorrendo fra strettissime pareti di gesso compatto. Un mese più tardi si scopre che l’intera prima sezione della grotta è stata interessata da una rovinosa frana di massi, che rende vano ogni ulteriore tentativo di avanzamento.