Noto da tempo a causa del suo ampio sottoroccia, viene esplorato con i suoi diverticoli nei primi anni ’60 dal GSE alla base del saliente di gesso di fronte al quale si arresta il vallone che scende lungo il versante SE della Dolina dell’Inferno, a valle del Pozzo dei Modenesi (ER BO 68). Le acque si infiltrano a monte della Grotta che il GSE rileva per 61 m di sviluppo e 14 m di profondità. Il rilievo del GSCT del 1998 ne riduce lo sviluppo a m 47 e la profondità a 12 m. L’importanza di questa cavità discende dalla sua posizione, collocata com’è al di sopra del Camino Stalin al termine del Pozzo dei Modenesi e quindi potenzialmente vocata a connettervisi. Nel 2012 il GSB-USB avvia una ricerca sistematica nella Dolina dell’Inferno, che interesserà una ventina di cavità, ma che avrà come obiettivo primario la ricerca del punto di contatto fra queste due cavità, partendo dalla disostruzione della Grotta del Partigiano. Dopo 18 giorni di scavi di pozzi e cunicoli, attraverso un ignoto, vasto dedalo di meandri e splendidi camini, si scende l’ultima verticale, denominata “Pozzo della Congiunzione”, fino il piano attivo del P. dei Modenesi (2013). Si sono schiuse a quel punto entusiasmanti possibilità ed una nuova stagione alle esplorazioni all’interno di quello che è diventato il “Sistema Partigiano-Modenesi”. Hanno fatto seguito la scoperta del grande Salone A. Rossi e dell’incredibilmente ostica rete di tracciati che reca al collettore principale, diretto verso la Grotta del Farneto, che raccoglie, più a monte, i contributi idrici della Valle cieca di Ronzana. Le operazioni, ancora in corso (2017) anche verso monte, attribuiscono al Complesso uno sviluppo superiore a 3,8 km ed una profondità di 91 m.
E’ stato quindi appurato, confermandolo con una colorazione, ciò che per un secolo si è ritenuto semplicemente impensabile: un unico primario dominante deriva verso la Grotta del Farneto (ER BO 7) e la Risorgente del Fontanaccio le acque di Ronzana e quelle del settore più elevato della Dolina dell’Inferno.