La prima parte della cavità, caratterizzata da un breve pozzo a cielo aperto, è interessata da una vegetazione assai rara. Il transito degli speleologi potrebbe compromettere seriamente la presenza di alcune specie di felci che hanno qui la sola stazione, ormai ridotta a pochi esemplari, all’interno del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola.
Pertanto l’area circostante la grotta sarà prossimamente inserita in zona a protezione integrale.
L’accesso è comunque, fin da ora, assolutamente vietato.
Si scende il primo pozzo a cielo aperto, quindi, dopo un breve scivolo in forte pendenza, si giunge su un piccolo pianerottolo, che si affaccia su un pozzo profondo una trentina di metri. Dalla base di quest’ultimo, dopo una decina di metri, si perviene ad una strettoia, che immette in uno stretto cunicolo discendente, invaso dalle argille e che, dopo pochi metri, diviene impraticabile.