I pozzi di Cà Roccale furono catastati dal Gruppo Grotte “P. Strobel” di Parma nel 1953.
Sono situati a circa m.100 in direzione NNE da Ca’ Roccale e si aprono in mezzo alle argille plioceniche, che ricoprono con uno spessore di lieve entità la stratificazione gessosa.
Il complesso carsico si trova infatti al confine dei due terreni geologici e tutto intorno, fino a fondo valle, le acque meteoriche hanno inciso profondamente le argille, creando i caratteristici brulli calanchi, che danno alla zona un aspetto squallido e desolato.
I pozzi si aprono in una depressione che segue il paleo corso di un rio non perenne; il primo che è il più profondo, misurando 11 m è assai largo (10 m x 4 m) ed ha una foggia ellittica, le pareti sono perpendicolari e levigatissime, in direzione S. si nota un’ampia ansa, di forma semicircolare.
Sul fondo è smottata una grande quantità di argilla, in cui si affonda fino al ginocchio; dalla base del P11 si diparte uno stretto e tortuoso cunicolo in direzione E. che scende con leggera inclinazione.
Tale cunicolo è generalmente basso, ma spesso si innalza bruscamente ed in alcuni punti sbuca addirittura all’aperto, la volta è infatti crollata creando strette fessure, diaframmate da grossi massi incastrati fra le pareti; in due posizioni, nel tratto intermedio, è possibile calarsi sul fondo, dall’esterno, in quando quivi l’erosione ha allargato notevolmente le originarie fratture, formando due pozzi veri e propri, profondi circa 10 m.
Il cunicolo si snoda per m.63 dopodiché si risale all’esterno, lungo il quarto e ultimo pozzo di 6 m.
Si può però evitare l’uso di qualsiasi materiale, poiché da lato N.E. di tale pozzo è franata una enorme quantità di argilla, che ha formato uno scivolo ripidissimo, inclinato di circa 60°.
La grotta è assai attiva, l’inghiottitoio principale è il P. E. 11, che ha la foggia di una grande marmitta di erosione; gli altri pozzi sono collettori sussidiari, che raccolgono le acque provenienti dai fianchi della depressione.
Le acque scompaiono in corrispondenza della base del P. E. 6, defluendo lentamente tramite invisibili meati, ma ricompaiono a poche decine di metri più in basso, filtrando tra i banchi di argilla, e scendendo tra le vallecole dei calanchi sottostanti, pervengono al corso esterno del Rio Basino.
GSFA (1964)