La grotta "Martino", dedicata ad un bimbo di Casola, figlio di un amico degli scopritori, nato il giorno del ritrovamento, si apre nella parete sud della porzione di Vena del Gesso compresa tra il torrente Senio e la discontinuità rappresentata dalla sella di Ca' Budrio. In questa zona la facciata meridionale della Vena si presenta con pareti verticali alte fino a un centinaio di metri formate dai banchi più potenti del ciclo deposizionale gessoso, particolare questo ancora più evidente nella rupe sottostante la chiesa di Sasso Letroso, che è sul crinale.
La grotta è raggiungibile tramite la carrareccia che dalla statale conduce a Cà Furma,oltrepassandola in direzione NE, fino ad una casupola a ridosso della parete. Da qui si prosegue a
piedi per tracce di sentiero, nella stessa direzione, salendo (arrancando) fin quasi a metà falesia. La grotta si apre in una specie di cengia al di sopra della quale la rupe si verticalizza.
La cavità inizia con una frattura modellata a forra alta una decina di metri e larga un paio in cui è ben visibile il canale di volta fortemente eroso a testimoniare un'intensa attività idrica nel passato. Le dimensioni della parte iniziale sono eclatanti, ma presto ci si è ritrova a contorcersi in un meandrino che termina in una saletta.
Il 23 giugno '96, dopo due lunghe sedute di disostruzione, viene forza una fessura sbucando in ambienti vasti, a forra meandrizzata, la grotta comincia a scendere e si arriva ad
un apparente fondo, semichiuso da riempimenti sabbiosi, ma in alto una facile risalita consente di raggiungere una condotta ancora impostata sulla stessa frattura e con la stessa direzione che è su un asse NE-SW. Sulle pareti compaiono belle concrezioni "a cavolfiore" e ci sono almeno due rami laterali, ma quello principale termina poco dopo con un tappo
di detriti.La grotta è una delle pochissime di chiara matrice carsica sulla falesia sud della Vena del Gesso e nonostante il suo sviluppo relativamente modesto (ma
non è da escludersi qualche sorpresa) è certamente singolare se non unica nel suo genere e merita un approfondito studio speleogenetico.