La cavità è ubicata subito a lato di un canalone, alcune decine di metri a valle della carrareccia che da Ca’ Poggio Peloso conduce a Ca’ Siepe. L’ambiente iniziale, relativamente ampio, ha avuto, nei mesi successivi alla fine del secondo conflitto mondiale, un
utilizzo davvero singolare. In sostanza, qui venivano ammassate, sopra una catasta di legna, le bombe inesplose raccolte nei pressi. Veniva poi appiccato il fuoco che le faceva esplodere. Lo scopo era di raccogliere i materiali ferrosi delle schegge che venivano poi rivenduti o riciclati (Piastra). Come è logico attendersi, restano ancor oggi, alle pareti, numerose tracce di schegge conficcate nel gesso. L’ingresso è in parte occupato da un muretto a secco.
Tracce di schegge conficcate nelle pareti gessose sono state rinvenute anche nella Risorgente delle Banzole, nella Risorgente del Rio Gambellaro e (nei Gessi di Monte Mauro) nella Grotta dei grilli.