Noto da sempre, in quanto situato alla base della grande dolina di crollo posta al margine Est della Dolina della Spipola, deve il suo nome ad una leggenda. In effetti i Buchi dei Buoi sono due e si aprono a poco più di 10 m di distanza l’uno dell’altro. All’esplorazione del primo di essi provvede nel 1933 Giorgio Trebbi che lo percorre per 55 m, fino allo stretto cunicolo terminale, a -31, ove sifona il torrente. La scoperta del secondo Buco avviene nel 1933: G.Loreta (GSB) li rileva entrambi, quest’ultimo fino a – 47, per uno sviluppo di 90 m. Quarant’anni anni dopo, nel 1974, l’USB scopre nel Buco II l’importantissima diramazione di sinistra, che introduce al tronco principale della Grotta, innescando inattese, ulteriori esplorazioni nell’ambito del Sistema Acquafredda-Spipola. Risultava certamente e da tempo evidente che le acque drenate dalla Dolina dei Buoi finivano per convergere attraverso vie impercorribili nel Torrente sotterraneo Acquafredda; ciò che si ignorava era che un’antica, prolungata fase di sviluppo dell’Inghiottitoio dell’Acquafredda avesse trovato la sua naturale prosecuzione, a quota elevata, proprio nel Buco II dei Buoi ed ancora più a valle, verosimilmente, nella Grotta della Spipola. Questa scoperta porta la data del 1989, quando il GSB-USB, tramite la disostruzione dell’ampia ma bassissima “Condotta dei Nabatei”, colmata da una spessa coltre di sedimenti, penetra nell’Inghiottitoio dell’Acquafredda. Attualmente il Buco dei Buoi (comprensivo delle due unità, nei rilievi del 1979 e del 1992), ha uno sviluppo di 535 m.
Il Buco II dei Buoi è costituito da tre diramazioni principali: quella verticale, nota dagli anni ’30 e quella sub-orizzontale su due livelli sovrapposti. Il tracciato che incontra cunicoli, ampi ambienti di crollo (Sala delle Concrezioni e dei Sedimenti), approfondimenti ed alte divagazioni, reca alla Sala Pala, da cui si diparte la Condotta dei Nabatei. Notevoli i gruppi di pendenti e di concrezioni carbonatiche, anche stalattitiche e le ricristallizzazioni gessose. Predominano ovviamente le morfologie antigravitative e i fenomeni graviclastici.
La Grotta è protetta nel 1972 allo scopo di preservarne i ricchi speleotemi.