I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. Le cavità naturali e i geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.
I geositi carsici, che si sviluppano in valli cieche, doline, inghiottitoi, grotte, forre ecc., per una visita richiedono ulteriori competenze specifiche, attrezzature adeguate e la presenza di Speleologi esperti. Gran parte di questi ambienti si trova all'interno di Parchi, Riserve naturali e Aree protette e quindi l'accesso è sottoposto a regolamentazione specifica. Le visite, limitate comunque a poche cavità adeguatamente attrezzate, possono essere svolte accompagnati da Guide Speleologiche riconosciute dai Parchi. Per visite che abbiano uno scopo di ricerca e studio ci si pụ avvalere degli Speleologi dei Gruppi affiliati alla Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna (www.fsrer.it).
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Esplorato per la prima volta dal GSB il 4 novembre 1932, il Buco del Prete Santo era allora accessibile dal pianoro soprastante il fronte della cava omonima, tramite uno stretto pozzo di 13 m ed un breve cunicolo. Già da allora la continuità con la Risorgente dell’Acquafredda risultava interrotta dai lavori di cava, a valle della Sala del Fango. Le esplorazioni del GSB si spostano pertanto verso monte lungo il corso dell’Acquafredda, al Buco della Spipola, disceso per circa 30 m e descritto nel 1903 da Giorgio Trebbi. Una disostruzione consente di accedere alla Grotta della Spipola e, nel 1933, alla Grotta del Prete Santo (Rilievo Loreta). Per lungo tempo le piene del torrente Acquafredda depositano immani quantitativi di sedimenti lungo la sezione terminale dei Sistema, rendendo inaccessibile il Buco del Prete Santo fino al 1981, quando cause naturali provocano la riapertura dell’ingresso a pozzo sul pianoro, che viene frettolosamente tombato con sterile dalla cava, la cui galleria O intercetta il “Ramo 4 novembre” della Grotta. Vi penetrano gli speleologi del GSB-USB, che l’anno seguente riaprono il passaggio verso la Grotta della Spipola, raggiungendo la Sala Cioni. Il torrente Acquafredda, in quest’ultimo tronco ipogeo, percorre ormai una via più bassa, intercettato dalla cava e il Buco del Prete Santo funge da troppo pieno del Sistema. I deflussi ordinari attualmente transitano lungo un meandro, situato 6 m al di sotto del vecchio attivo, alimentano un sifone, nelle gallerie di cava, 4 m più in basso e nondimeno - tramite fessurazioni – i bacini situati al 3° livello delle gallerie di cava. Nel 1997 la disostruzione del Buco del Muretto consente di entrare direttamente nella Sala del Fango del Buco del Prete Santo, evitando l’accesso artificiale della cava omonima. Dal rilievo di dettaglio eseguito dal GSB nel 2000 risulta che la cavità ha uno sviluppo di 560 m ed una profondità di 18. La Grotta è costituita essenzialmente da tre grandi ambienti intercomunicanti: la Sala dei Mammelloni Giganti, la Caverna delle Frane e la Sala del Fango. Vi prevalgono imponenti fenomeni graviclastici e vasti depositi di sedimenti, in una con splendide morfologie erosive (canali di volta e pendenti). Dal letto degli strati emergono grandi formazioni mammellonari.