La cavità, che si apre alla base della parete gessosa, presenta evidenti tracce di carsismo. In particolare va segnalata la presenza di un canale di volta che, dall’ingresso, giunge al punto più interno della cavità e prosegue poi lungo un cunicolo completamente occluso da riempimenti. La grotta è stata completamente modellata dall’estrazione del lapis specularis, sono infatti ben visibili, anche nella nicchia laterale, le vene di gesso secondario in gran parte asportate. Una seconda cava di lapis, instabile e soggetta a crolli, è stata individuata nella soprastante parete. La cavità serve come ricovero di fortuna per il bestiame, il pavimento è perciò costituito da uno spesso strato di deiezioni. Il fronte esterno della falesia era interessato in passato da una cava. Restano, ancor oggi, labili tracce dell’attività estrattiva, in particolare segni di barramina visibili, in direzione est, lungo la parete gessosa, per molte decine di metri. È quindi evidente che parte della cavità è stata, a suo tempo, distrutta dal procedere dell’attività estrattiva. La volta e le pareti della grotta sono poi quasi completamente annerite dal fumo,
è quindi presumibile che sia servita come fornace per la cottura del gesso.