Cavità con due ingressi. I dati sono riferiti all'inghiottitoio.
Si apre subito a monte della martoriata gola di Tramosasso e si sviluppa a pochi metri dalla superficie, con la quale è collegata in vari punti, oltre ai due ingressi considerati principali, cioè in corrispondenza del punto di immissione delle acque e della risorgente. Normalmente la grotta viene percorsa da valle a monte e di seguito viene così descritta, in quanto spesso l’inghiottitoio è intasato da rifiuti e quindi non percorribile.
Risalendo il Rio Sgarba di fronte al piazzale della ex cava SPES si raggiungono alcuni sottoroccia in corrispondenza di un’inquietante e assai recente area di frana. Questa è una prima caotica zona di crollo: l’acqua circola tra grandi blocchi di gesso, collassati dalle pareti della gola. Poco oltre si raggiunge una sala con presenza di pendenti antigravitativi e delle uniche concrezioni calcaree, da qui ha inizio la zona più marcatamente carsica della cavità. Una strettoia immette in un successivo grande ambiente, in più punti in collegamento con l’esterno, uno stretto passaggio conduce poi alla sala di maggiori dimensioni della grotta. Qui si rinvengono grossi blocchi di arenaria, arrotondati dalla fluitazione e marcate erosioni parietali dovute al progressivo approfondimento del corso d’acqua. Per proseguire, si risale tra massi di gesso e si raggiunge un’altra sala e da qui si accede a nuove zone di crollo. Ora la progressione è difficoltosa, si devono superare grossi blocchi di gesso e spesso l’acqua scompare alla vista. Si ha spesso il contatto con l’esterno e dopo una galleria lunga una quindicina di metri si raggiunge il punto in cui il Rio Sgarba entra in profondità. La grotta, ad ogni piena del corso d’acqua, è soggetta a cambiamenti. Il tratto del Rio a monte della cavità si sviluppa completamente in una valle che possiamo considerare cieca nonostante sia
oggi fisicamente “sfondata” nel suo tratto terminale basso, la quale, con i suoi 8 kmq, si può considerare la più estesa della Vena del Gesso. Il rio è affluente in destra idrografica del Fiume Santerno, che raggiunge più a valle dopo un percorso di millecinquecento metri nella Formazione delle Argille Azzurre.