Questa cavità, precedentemente a Catasto con il n° 29, insieme al Buco dei Buoi (maggiore), si apre alla base (lato O) della dolina di crollo (a pozzo) avventizia e a SE della dolina della Spipola. La prima descrizione di questo fenomeno carsico (1903) si deve a G.Trebbi, che nel 1911 vi immise 400 g di fluoresceiena, appurando l’appartenenza della grotta al Sistema carsico che fa capo alla Risorgente dell’Acquafredda. Riesplorato dal GSB nel 1932, viene rilevato da G. Loreta e, successivamente, da R. Regnoli (1970), per uno sviluppo di 55 m ed una profondità di – 31. La più efficace e dettagliata rappresentazione della 638 è comunque quella di F. De Grande (GSB-USB, 1992), nella quale sono indicati tre brevi tracce di paleocorsi che attualmente non è dato mettere in relazione con quello che nel Buco dei Buoi maggiore (attuale ER BO 29) ha consentito il collegamento a monte con l’Inghiottitoio dell’Acquafredda, tramite il Cunicolo dei Nabatei. Il Buco dei Buoi minore ha inizio con una spaccatura orizzontale e da una stretta diaclasi, poi scende in profondità, fino a – 34, con una serie di piccoli vani intervallati ambienti di frana, brevi salti (P. 6, P.10) e cunicoli. Si sviluppa su linee subverticali in un’area molto ristretta (20x27m) e non ha funzioni drenanti, assolte dalla 29, se non dei modesti flussi derivanti dallo stillicidio.