La Voragine di Monte Marino (ER FC 473) è anch'essa una cavità di origine tettonica, ubicata in frazione di Poggio alla Lastra (Bagno di Romagna).
Si apre a q. 857 nel versante orientale di M. Marino che guarda il Bidente di Strabatenza a circa 500 m in direzione SSW dalla casa di Montepezzolo. È conosciuta localmente col nome di Buca del Pianello ed è assai rinomata nella zona specialmente dall'epoca del violento terremoto che ebbe per epicentro Santa Sofia nel 1956. Infatti. come risulta da un articolo apparso in tale occasione (23 giugno) su «Il Resto del Carlino», secondo L. Foglietta, già in concomitanza col disastroso sisma che colpì la zona nel 1918, «La terra si spaccò... creando questa voragine» che, a detta degli abitanti del luogo, emette in continuità una colonna di denso vapore di un caldo soffocante e nel quale le pietre, gettatevi da lontano per il terrore che essa incute, non lasciano percepire alcun suono a causa del lenorme profondità.
D'inverno poi, per un raggio di un centinaio di metri la neve, appena si posa sul terreno, si scioglierebbe immediatamente.
In sostanza la fantasia popolare considera questa cavità alla stregua di un vulcano e ad essa ricollega i frequenti movimenti tellurici che colpiscono la zona. E poiché ogni scossa di terremoto è preceduta da un forte boato, chiamato dialettalmente «La Gorga nera», la guida che accompagnò il Foglietta affermava che il ruggito proveniva proprio dalla voragine: egli l'aveva udito una sola volta, ma pregava il Signore di non udirlo mai più, perché era «come se la terra vomitasse milioni di demoni urlanti», una cosa veramente indescrivibile.
In realtà la Buca del Pianello non ha alcuna responsabilità dei fenomeni che le vengono attribuiti. Pur essendo possibile che la sua comunicazione con la superficie si sia aperta in occasione del terremoto del 1918, la grotta non ha niente a che vedere con un vulcano, ma è una fenditura tettonica che non ha le dimensioni terrificanti che le vengono attribuite.
È impostata su una litoclasi avente direzione NE-SW che attraversa strati qui debolmente inclinati verso SE.
La sua morfologia è quella di una grande crepa, profonda 62 m ed allungata internamente fino a 20 m: lungo le pareti, che distano fra loro in media 1 m mantenendo una quasi perfetta verticalità fino al fondo, grossi massi di arenaria, crollati dall'alto ed incastrati fra le pareti, formano terrazzini e cenge in equilibrio precario a varie quote. Concrezioni calcaree in forma di lunghe stalattiti pendono dal soffitto ed incrostano con spesse colate alcuni tratti delle pareti fino alla profondità di 30 m.
D'estate la cavità non emette affatto vapori. ma anzi l'aria viene aspirata abbastanza violentemente; i vapori vengono emessi invece durante le rigide giornate d'inverno e derivano dalla condensazione dell'aria umida e calda nel suo passaggio dall'interno della grotta ali' ambiente esterno.
Si tratta cioè di un fenomeno di circolazione alternata stagionale comune a numerose grotte; anche lo scioglimento delle nevi attorno all'apertura è un fenomeno che si verifica all'ingresso di numerose cavità naturali e trova spiegazione col calore dell'aria che fuoriesce d'inverno dalle cavità stesse.