Geologia, sismica e suoli

Meandri tagliati del Fiume Panaro

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Geosito di rilevanza locale

Tratto fluviale interessato da taglio artificiale, detto drizzagno, completato nel 1972, che ha escluso 4 meandri, attualmente in fase di interrimento per la decantaizone dei depositi di piena. Sul fondo dei meandri si trovano interessanti zone umide.

Geografia
  • Superficie totale: 72.81 ettari.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Tra il ponte di S. Ambrogio e quello della ferrovia Milano ? Bologna, il fiume Panaro scorre inalveato in un "drizzagno", in altre parole in un canale artificiale. Questo, completato nel 1972, ha rettificato un tratto del Panaro particolarmente sinuoso ed ha interessato quattro meandri con raggi di curvatura ettometrici. Interventi idraulici, simili a quello descritto in questa scheda, sono stati effettuati a più riprese durante gli ultimi due secoli su quasi tutti i tratti di pianura dei corsi d'acqua pedeappenninici, ed in particolare sui Fiumi Secchia e Panaro. Generalmente, però, interventi più o meno antichi sono per lo più leggibili dall'aereo, dalle fotografie aeree o dalle carte topografiche, ma non lo sono altrettanto facilmente da terra. Per questo motivo, è stato scelto, come sito, dove osservare una morfologia fluviale naturale relitta, l'area del Ponte di Sant'Ambrogio, ad est di Modena, in corrispondenza dell'intervento più recente di modificazione antropica. Un comodo accesso al fiume e all'area qui descritta può essere rappresentato dalla passerella pedonale e ciclabile, in cemento armato, che attraversa il fiume presso Saliceto Panaro; dalla medesima località inizia e si sviluppa in direzione sud il "Percorso Natura", comodo sentiero pedonabile e ciclabile.

L'intervento idraulico di rettificazione di un alveo a meandri è adottato come rimedio locale contro tracimazioni e per evitare, quindi, allagamenti: nel caso descritto, dei quartieri posti all'estrema periferia est di Modena. I meandri "tagliati" si trovavano, infatti, localizzati al passaggio tra un largo alveo a canali intrecciati ed uno meandriforme, più stretto, che comportava problemi di rischio idraulico, connesso ad un rallentato deflusso delle acque di piena in corrispondenza delle sinuosità fluviali, con possibilità di frequenti esondazioni, come quelle che nel 1966 e 1969 interessarono la periferia est di Modena. Quest'intervento, però, non ha fatto altro che trasferire il problema delle tracimazioni, più a valle, come dimostrato dalle esondazioni del 1972 e 1973. Dal punto di vista della dinamica complessiva degli alvei fluviali, inoltre, interventi di rettificazione del canale d'alveo, troppo numerosi e non accompagnati nello stesso tempo dall'allargamento delle sezioni di deflusso, determinano una riduzione complessiva del volume idrico invasato nell'alveo e, quindi, della sua capacità di laminazione delle piene.

I meandri tagliati nell'alveo del Panaro sono ben evidenti nel paesaggio sotto forma di "paleoalvei" incassati all'interno dell'area golenale: si presentano come concavità allungate, profonde pochi metri, di forma arcuata che costituiscono degli specchi d'acqua temporanei o permanenti all'interno delle quali si rinviene una vegetazione caratteristica delle zone umide. Attualmente, l'antico alveo fluviale è stato quasi completamento riempito dai fanghi di decantazione delle acque di piena, tracimate dal limitrofo, nuovo alveo artificiale.

L'ansa più meridionale è attualmente ancora colonizzata su entrambe le rive da una ricca vegetazione igrofila (Pioppo bianco e nero, Salice bianco, Olmo, Sambuco, Biancospino, ecc.), mentre all'interno degli alvei abbandonati è ancora presente una lama d'acqua stagnante, destinata con il tempo a scomparire, che consente la sopravvivenza di una tipica vegetazione palustre caratterizzata da Tife, Canne palustri e Carici e di una rara avifauna specializzata.

La zona dei meandri tagliati è inserita, in considerazione della particolarità paesaggistica che gli stessi rappresentano, in un Percorso Natura realizzato nell'ambito di un insieme di iniziative, finalizzate al risanamento, alla tutela ed alla valorizzazione dell'ambiente fluviale.

Le forme descritte in questa scheda sono di esemplarità didattica ed evoluzione geomorfologica, con un grado di interesse regionale, in quanto evidenziano i processi che concorrono a formare e mantenere i meandri, contribuendo, inoltre, a dimostrare come si evolve un meandro, quando risulta abbandonato dal flusso della corrente. Esse costituiscono, inoltre, testimonianze paleogeomorfologiche, di supporto ecologico, anche se di interesse locale. La presenza di meandri abbandonati favorisce, infatti, l'instaurarsi di condizioni adatte allo sviluppo di vegetazione e di fauna tipica delle aree umide.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geomorfologico;
Geotipi presenti: Drizzagno - Meandro abbandonato;
Interessi contestuali: Paesaggistico;
Valenze: Scientifico;
Tutela: consigliablie;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Geositi vicini
Bibliografia
"La bassa pianura modenese. Evolugrafia dei domini fluviali di Secchia e Panaro." - CREMONINI S. [1987] In: L'Emilia in età romana. Aedes Muratoriana, Modena, 85-96.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

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