Il geosito abbraccia una estesa area di affioramento della formazione di Ranzano nella quale sono ben esposte diverse parti della successione stratigrafica. Di interesse è anche l'articolata e complessa morfologia dell'area, con forme derivate da DGPV (Deformazioni Gravitative Profonde di Versante).
Creste del M. Barigazzo - Foto Archivio Servizio Geologico
Creste del M. Barigazzo - Foto Archivio Servizio Geologico
Creste del Barigazzo - Foto Archivio Servizio Geologico
Creste del Barigazzo - Foto Archivio Servizio Geologico
Il geosito abbraccia una estesa area di affioramento della formazione di Ranzano nella quale sono ben esposte diverse parti della successione stratigrafica. Di interesse è anche l'articolata e complessa morfologia dell'area, con forme derivate da DGPV.
Il contrafforte roccioso che segna le pendici tra M. Barigazzo, Pizzo della Ripa e Monte Grosso, espone le ritmiche alternanze di strati arenacei e marnosi della Formazione di Ranzano, nella quale spiccano alcuni spessi letti arenacei (un metro circa) di colore bruno, spesso molto grossolani e a geometria piano convessa, al cui interno si osservano "clasti di argilla" (clay chips). A metà parete affiora uno slump intraformazionale, piuttosto continuo.
Tra il Monte Barigazzo e il Pizzo d'Oca si trovano due spettacolari dorsali rocciose, la cui origine si deve a imponenti dislocazioni gravitative (indagini sismiche localizzano le superfici di scorrimento a profondità di 400 m, Tellini 2003) che hanno creato l'avvallamento centrale. La sommità delle cresta più elevata è denominata M. Carvedosso; lungo i fianchi di questo rilievo è esposta una caratteristica successione di strati arenacei e marnosi torbiditici, sempre riferita alla Formazione di Ranzano.
Focalizzando l'attenzione sui livelli arenacei si possono osservare diversi caratteri tipici delle torbiditi: una base netta, piana o erosiva, che spesso presenta curiose protuberanze di forma allungata e dai profili svariati. Queste forme, note come controimpronte di fondo, rappresentano il calco dei solchi scavati dalla corrente al suo arrivo sui fondali fangosi, prodotti dal trascinamento di oggetti o dallo sviluppo di vortici. Il tetto dei livelli arenacei generalmente si presenta netto e modellato con ondulazioni (ripples), mentre la parte marnosa può risultare intensamente rimaneggiata dagli organismi che, alla ricerca di cibo, pascolavano sui fondali marini. Tra queste "bioturbazioni" è possibile riconoscere quelle prodotte da Zoophycus, a forma di spirale raggiata. Gli strati sono attraversati da venature di colore bianco latte tappezzate da cristalli di calcite.
All'estremità occidentale del geosito spicca lo spettacolare contrafforte roccioso del Pizzo d'Oca. Qui si osservano strati di arenarie quarzoso felspatiche, in potenti strati torbiditici, note come "Ranzano bianco", che formano la base della Formazione di Ranzano. Questo litotipo viene denominato membro della Val Pessola - litofacies arenaceo-pelitica. Lungo la parete che prosegue verso NE, denominata Riva dei Ratti e Riva dei Prati, si trova un livello di slump e il passaggio al membro della val Pessola. Alla base del monte Pizzo d'Oca si cavava una arenaria molto fine e compatta, che si prestava ad essere scolpita; se ne ottenevano pietre angolari, gradini, stipiti ed architravi, camini; è facile riconoscerla nelle murature perché più chiara e compatta e sempre lavorata a martellina. Si estraeva in blocchi anche di grandi dimensioni, tanto da poterne ricavare le grandi colonne monolitiche nel cortile d'onore del castello di Bardi. La disponibilità di lastre molto grandi di buona qualità ha permesso anche la costruzione di balconi e pianerottoli a sbalzo completamente in pietra, senza travi di sostegno; a volte venivano addirittura "sprecate" per costruire recinzioni (ma questo solo molto vicino alle cave, come a Monastero di Gravago).
L'area montagnosa compresa tra il Monte Barigazzo e Pizzo d?oca costituisce un territorio grande interesse naturalistico, dove i rilievi di natura prevalentemente arenacea, che si elevano con moli imponenti dai versanti sottostanti, sono modellati in versanti molto articolati. Queste montagne sono caratterizzate da aree sommitali a scarsa acclività, che spesso si contrappongono a scoscesi affioramenti rocciosi, mentre gran parte dei versanti è mossa da composite dorsali densamente boscate. In quest'area è possibile osservare significative aree umide sia a carattere permanente (Lago della Città d'Umbria e Lago Buono) che stagionale (laghi del Gorgo e della Gorghina), e praterie torbose, come quella piuttosto estesa del Lago di Giorgio. A quote più basse i versanti sono ammantati da tipici boschi misti collinari, querceti (a roverella e rovere) che crescono preferibilmente lungo i versanti ad esposizione meridionale e boschi di carpino nero, che rivestono quelli ad esposizione settentrionale; nella fascia più elevata i boschi sono rappresentati da dense faggete tra cui compaiono anche l'acero montano, il sorbo degli uccellatori, e il maggiociondolo alpino. Lungo i versanti che dominano Tosca, la val Mozzola e la val Noveglia si osservano anche estesi castagneti da frutto. Nel sottobosco di queste formazioni forestali sono moltissime le specie nemorali, cioè che fioriscono nella primavera precoce, come il dente di cane (Erithronium dens-canis), i crochi, il campanellino (Leuconium vernum), gli anemoni epatica e dei boschi. Tra le numerose orchidee che vi fioriscono, particolare è la rara orchidea nido d'uccello (Neottia nidus-avis), specie parassita priva di clorofilla di colore giallastro. Alcune di queste specie nemorali colorano anche le praterie che si estendono presso la cima del Barigazzo, dove, nella primavera più avanzata, si osservano anche diverse specie di orchidee (O. ustulata, Dactylorhiza incarnata) e genziane (G. asclepiadea, G. ciliata, G. cruciata, G. kochiana). Lungo gli affioramenti rocciosi si osservano peculiari ambienti rupicoli, su cui cresce una vegetazione specializzata che comprende borracine (Sedum spp.), semprevivi, sassifraghe, l'arabetta alpina (Arabis alpina) e la saponaria rossa (Saponaria ocymoides), che ravvivano con le loro fioriture la roccia e le fasce detritiche.
Geotipi presenti: Deformazioni gravitative profonde di versante - Ex cava - Successione stratigrafica - Strutture sedimentarie;
Interessi contestuali: Archeologico [Nel geosito è compresa l'area archeologica di Città di Umbria, che conserva i i resti di un'antica fortificazione ligure risalente al 200 a.c.] - Architettonico [Alle pendici del Pizzo d'Oca il "Ranzano bianco" è stato oggetto di estrazione in diversi punti, utilizzato in conci per la costruzione di edifici e altri manufatti.] - Paesaggistico - Botanico [Molte specie nemorali e alcune rare orchidee fioriscono nell'area del geosito] - Faunistico;
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I geositi carsici, che si sviluppano in valli cieche, doline, inghiottitoi, grotte, forre ecc., per una visita richiedono ulteriori competenze specifiche, attrezzature adeguate e la presenza di Speleologi esperti. Gran parte di questi ambienti si trova all'interno di Parchi, Riserve naturali e Aree protette e quindi l'accesso è sottoposto a regolamentazione specifica. Le visite, limitate comunque a poche cavità adeguatamente attrezzate, possono essere svolte accompagnati da Guide Speleologiche riconosciute dai Parchi. Per visite che abbiano uno scopo di ricerca e studio ci si può avvalere degli Speleologi dei Gruppi affiliati alla Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna (www.fsrer.it).
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