Geologia, sismica e suoli

Ofiolite di Val di Sasso

1360   

Geosito di rilevanza locale

Ofiolite basaltica segnata da una evidente struttuta a cuscini, che spicca con alte pareti verticali, guglie e pinnacoli, dai sedimenti argillosi che lo circondano; alla sommità sono presenti brecce con commistione di basalti e frammenti calcarei.

Geografia
  • Superficie totale: 3.92 ettari.
  • Quota altimetrica minima 446.1m. s.l.m., quota altimetrica massima 491.3m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

L'affioramento di Val di Sasso, situato sulla sponda sinistra del Torrente Scoltenna lungo la strada che da Querciagrossa sale verso Pavullo, si staglia spettacolare con le sue pareti verticali, guglie e pinnacoli, dai sedimenti argillosi che lo circondano (Fig. 39.119). Essa, a scala dell'affioramento, presenta aspetti caratteristici delle lave dei fondi oceanici attuali (MORB: Mid Ocean Ridge Basalts) ai quali è assimilabile per genesi. Tra questi, importanti sono le strutture mammellonari, definite a cuscini (o "pillow lavas" nella terminologia anglosassone), che rappresentano delle sacche di lava con forma approssimativamente cilindrica che si formano quando il magma consolida in presenza d'acqua; le strutture a cuscini sono conservate solo localmente, laddove la tettonizzazione e lo smembramento delle masse basaltiche sono stati meno intensi, per esempio in corrispondenza del taglio stradale nella parte più bassa dell'ammasso.

Queste strutture primarie non sono presenti nella parte sommitale dell'affioramento, dove predominano brecce derivate per smembramento dei basalti e contenenti rari frammenti di rocce sedimentarie carbonatiche di colore chiaro. Caratteristica comune alle lave sottomarine è anche la presenza a Val di Sasso di ialoclastiti, in posizione interstiziale tra pillows contigui; si tratta di brecce magmatiche a frammenti microgranulari di colore verde, originatesi a seguito della frammentazione del materiale lavico per brusco raffreddamento a contatto con l'acqua marina (fenomeno di autoclastesi) e successiva cementazione dei frammenti vetrosi da parte di nuovo magma penetrato tra i clasti.

Nei basalti di Val di Sasso, i frammenti delle ialoclastiti non sono più vetrosi, ma il vetro magmatico, all'osservazione microscopica, è sostituito da clorite, riferibile alla varietà pycnochlorite e subordinatamente da ossidi di ferro e rari epidoti, minerali che conferiscono la colorazione verde a queste brecce. Frequenti sono le varioliti, ossia masserelle tondeggianti di varia dimensione, originariamente costituite da vetro, che sono addensate sulle superfici esterne dei pillows, pure ascrivibili al rapido raffreddamento di materiale magmatico in presenza d'acqua, che sono frequenti nei basalti ofiolitici e dei fondi oceanici attuali.

Al microscopio il basalto è debolmente porfirico, vale a dire presenta rari fenocristalli (cristalli di più grosse dimensioni) di olivina sostituita da serpentino, immersi in una matrice a volte irrisolvibile, composta da albite arborescente, clorite, granuli di minerali opachi. Le fasi originarie, in pratica plagioclasio calcico, clinopirosseno, olivina e vetro, sono stati sostituito dai minerali secondari prima ricordati (e cioè albite, clorite, serpentino, ossidi di ferro), a seguito di trasformazioni metamorfiche avvenute a bassa temperatura e in presenza di acqua nella crosta oceanica (metamorfismo oceanico). Questo tipo di metamorfismo opera anche nella crosta degli oceani attuali e costituisce un ulteriore elemento di similitudine tra gli oceani attuali e quelli del passato. Il processo metamorfico è noto anche con il termine "spilitizzazione" e quindi i basalti ofiolitici, che normalmente lo presentano in maggiore o minore misura, sono genericamente definiti spiliti. Durante il coinvolgimento nell'orogenesi appenninica le spiliti di Val di Sasso, al pari delle altre nel Modenese, sono stati sottoposti a intensa tettonizzazione con conseguente fratturazione e cementazione da parte di calcite, più raramente di quarzo, prehnite, presenti in vene, e in minor misura da minerali opachi, albite e clorite (Fig. 40.119). Durante la traslazione sul margine continentale la vecchia crosta oceanica e la soprastante sequenza sedimentaria hanno potuto interagire meccanicamente, dando origine a brecce poligeniche ad elementi basaltici e sedimentari, tipo quelle che si osservano nella parte sommitale di Val di Sasso.

L'affioramento di Val di Sasso è di interesse in quanto costituisce un frammento dei basalti che formavano la crosta della Tetide, poi smembrata a seguito di fenomeni orogenetici; questi basalti (E-MORB), poco comuni nell'Appennino settentrionale, generati per fusione parziale di un mantello arricchito in elementi fusibili, analogo a quello rappresentato dalle peridotiti serpentinizzate di Varana, Sassomorello e Pompeano, sono poco comuni nell'Appennino settentrionale, dove predominano basalti del tipo N-MORB.

Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Petrografico - Geomorfologico - Mineralogico;
Geotipi presenti: Calcite - Prehnite - Quarzo - Basalto - Basalto a cuscini - Spilite - Varioliti - Forme da erosione selettiva;
Interessi contestuali: Paesaggistico;
Valenze: Scientifico;
Tutela: già in atto;
Accessibilità: molto facile (accesso per diversamente abili);
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
 Doppio click per avvicinare la mappa, click + sposta per muoverla
Geositi vicini
Bibliografia
"Le ofioliti dell'Emilia Romagna: aspetti geologici e storici" - Bertacchini M., Bonacini P. [1993] Atti Soc. Nat. e Mat. Modena, 124, 57-94.
"Studio chimico pertografico delle ofioliti comprese tra le valli del t. Sillaro e del f. Panaro (Appennino bolognese-modenese)" - Bocchi G., Calanchi N., Dalrio G., Vianello G. [1976] Atti Acc. Sc. Ist. di Bologna, Cl. Sc. Fis. Nat., ser. 13, vol. 3, pp. 165-200.
"Le ofioliti nelle province di Modena e Reggio Emilia." - BERTOLANI M. & CAPEDRI S. [1966] Atti Soc. Nat. e Mat. di Modena, 97, 121-170.
"Le ofioliti della valle dello Scoltenna (Appennino modenese)" - BERTOLANI M., CAPEDRI S. & LIGABUE G. [1963] Mem. Soc. Geol. Ital., 4, 1-20.
"Analisi di una pietra verde di Renno (breccia ofiolitica) più comunemente detta serpentino di Renno." - Barbieri L. [1882] Ann. Soc. Nat. di Modena, 15, 153-198.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

La Regione si solleva al proposito da qualunque responsabilità.

 
 
 
Strumenti personali

Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271

Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, urp@regione.emilia-romagna.it, urp@postacert.regione.emilia-romagna.it