Monte Ragola, Monte Camulara e Monte MegnaGeosito di rilevanza regionaleGeosito esteso a cavallo del crinale tra le valli del Lecca (Ceno) e Nure, molto rappresentativo delle ofioliti appenniniche a composizione serpentinitica, in affioramento tra unità caotiche (Complesso del Monte Ragola); interessanti le morfologie legate a movimenti franosi profondi (Deformazioni Gravitative Profonde di Versante).
Geografia
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione
L'imponente Monte Ragola è prevalentemente costituito da serpentiniti, dove i processi di trasformazione idrotermale hanno agito con particolare intensità, portando alla profonda riorganizzazione della struttura e composizione mineralogica delle originarie peridotiti. Le rocce sono tipicamente di colore verde-azzurro chiaro e si presentano con frequenti superfici lisce e untuose al tatto. I minerali che formano queste rocce (dette anche idrotermaliti) appartengono principalmente al gruppo del serpentino; tra questi è compreso anche il talco (nella varietà compatta e di colore verde pallido detta steatite). La relativa abbondanza di steatite nelle idrotermaliti che affiorano alle pendici del M. Ragola, ha permesso la loro coltivazione in piccole cave che sono state attive sino al secondo dopoguerra. L'ampia sella che separa il M. Ragola dal Ragolino è segnata dalla presenza di molti fronti sorgivi, da cui si originano diversi impaludamenti e un fitto reticolo di fossi e ruscelli. Questa straordinaria abbondanza di acque (che si mantiene anche nelle stagioni più siccitose) si deve alla presenza di una cospicua falda acquifera immagazzinata negli spessori detritici superficiali, a comportamento molto permeabile, che rivestono i versanti. Ai piedi del versante settentrionale del Ragola si osserva un paesaggio peculiare, dove i rilievi ofiolitici "minori" del Groppo di Pertuso, M. Prelo, Poggio dell'Oro e M. Megna, circondati da fasce di faggeta, si alternano a dolci avvallamenti prativi. Morfologicamente importante è il Monte Camulara (1564m s.l.m.), alle cui pendici settentrionali si approfondisce il cosiddetto "Arco del Camulara", un'ampia forma modellata nelle serpentiniti che, sebbene rivestita in gran parte dalla vegetazione boschiva, presenta una caratteristica forma a conca molto aperta. Questa morfologia è stata interpretata in modi diversi: come un circo glaciale oppure come una grande scarpata di frana che coinvolge tutto il versante, dalle Rocchenere sino all'abitato di Cassimoreno. Dal crinale occidentale del M. Camulara si apre uno scorcio panoramico che consente di apprezzare una diversa prospettiva di questa peculiare morfologia. Alla fascia rocciosa che delinea la parte sommitale fa seguito lo sviluppo di una ripida e scura fascia di detriti, rivestiti, sul fondo della conca, da un esteso bosco di faggi. Anche per questi depositi costituiti perlopiù da frammenti grossolani di dimensioni e forme diverse, immersi in una matrice molto più fine, esiste una duplice visione: secondo l'interpretazione che vede tutto il versante come interessato da una dinamica gravitativa, questa fascia di depositi detritici sarebbe completamente coinvolta dal fenomeno franoso ed il detrito relativo sarebbe da considerare come un detrito di frana in senso stretto oppure, secondo un'altra versione, questi depositi sono da interpretare come depositi morenici di origine glaciale. Nell'area compresa i rilievi serpentinitici di Poggio dell'Oro, Monte Rocchetta, Monte Megna, Il Roccone, si osserva una morfologia complessa, dove i processi gravitativi interessano precedenti o contestuali forme e depositi glaciali. Sulle coltri detritiche si individuano due specchi lacustri in fase di trasformazione in torbiera, i Laghi Moo e Bino, e due laghetti di minori dimensioni ai piedi del M. Megna. L'idronomo Moo da Moio, bagnato, umido. Altre aree umide temporanee segnate di toponimi come Pramollo (ex Prato Bello), posta nell'area subpianeggiante a sud de il Roccone (nelle carte storiche deniminato Monte Pelago), dove si estende una torbiera. Il geosito è in parte compreso all'interno di una più ampia area dichiarata (D.G.R. 258/2016) di notevole interesse pubblico paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (art.136 del Decreto Legislativo n. 42/2004).Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Strutturale - Petrografico - Geomorfologico - Idrogeologico;
Geotipi presenti: Accavallamento - Circo glaciale - Deformazioni gravitative profonde di versante - Depositi morenici - Falda di detrito - Rupe - Sorgente - Serpentinite;
Interessi contestuali: Paesaggistico - Botanico - Faunistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Escursionistico - Geoturistico;
Tutela: già in atto;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
Geositi vicini
Link utili
Aree di notevole interesse pubblico (https://territorio.regione.emilia-romagna.it/paesaggio/beni-paesaggistici/arch_beni136/pr136)
Archivio documentale degli immobili e aree di notevole interesse pubblico (art. 136 del D.Lgs. n.42/2004) nel territorio parmense.
Viaggio in Alta Val Taro (http://www.cmtaroceno.pr.it/sites/drupal_lepida_unionetaroceno/files/Guida%20Valtaro%20web.pdf)
La guida offre una panoramica completa sulle attrazioni del territorio, fra storia, cultura, eccellenze enogastronomiche, sport e itinerari naturalistici. Il volume, curato da Giorgio Cannì, comprende un'appendice con informazioni utili su alberghi e altre possibilità di alloggio, ristoranti e servizi pubblici disponibili nella zona.
Bibliografia
"Il paesaggio fisico dell'Alto Appennino emiliano" - AA. VV. [1988] Grafis Edizioni.
"Relationships between ophiolites and flysch sequences in
the Mt. Penna-Mt. Ragola area." - TERRANOVA R. & ZANZUCCHI G. [1984] Ofioliti, 6 (2): 287-292.
"Il gruppo ofiolitico dei Monti Maggiorasca e Nero
(Appennino ligure-emiliano): carta geologica ed interpretazioni geodinamiche" - TERRANOVA R. & ZANZUCCHI G. [1982] Mem. Soc. Geol. It., 24 (2): 127-138.
"Osservazioni sulla giacitura delle ofioliti nelle alte valli del T. Ceno e del F. Taro." - PAGANI G., PAPANI G., RIO D., TORELLI L., ZANZUCCHI G., ZERBI M. [1972] Mem. Soc. Geol. It., Vol. 11, pp. 531-546.
Avvertenze
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