Geosito esteso a cavallo del crinale tra le valli del Lecca (Ceno) e Nure, molto rappresentativo delle ofioliti appenniniche a composizione serpentinitica, in affioramento tra unità caotiche (Complesso del Monte Ragola); interessanti le morfologie legate a movimenti franosi profondi (Deformazioni Gravitative Profonde di Versante).
L'arco del Camulara visto da una foto aerea del 2011
L'arco del Camulara visto da una foto aerea del 2011
Monte Ragola - Foto Archivio Servizio Geologico
Monte Ragola - Foto Archivio Servizio Geologico
Vista del M. Ragola e della frana sul versante meridionale - foto aerea 2011
Vista del M. Ragola e della frana sul versante meridionale - foto aerea 2011
Figura1 - schema di possibili dinamiche gravitative di versante
Figura1 - schema di possibili dinamiche gravitative di versante
Geografia
Superficie totale: 2747.93 ettari.
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione
L'imponente Monte Ragola è prevalentemente costituito da serpentiniti, dove i processi di trasformazione idrotermale hanno agito con particolare intensità, portando alla profonda riorganizzazione della struttura e composizione mineralogica delle originarie peridotiti.
Le rocce sono tipicamente di colore verde-azzurro chiaro e si presentano con frequenti superfici lisce e untuose al tatto. I minerali che formano queste rocce (dette anche idrotermaliti) appartengono principalmente al gruppo del serpentino; tra questi è compreso anche il talco (nella varietà compatta e di colore verde pallido detta steatite). La relativa abbondanza di steatite nelle idrotermaliti che affiorano alle pendici del M. Ragola, ha permesso la loro coltivazione in piccole cave che sono state attive sino al secondo dopoguerra.
L'ampia sella che separa il M. Ragola dal Ragolino è segnata dalla presenza di molti fronti sorgivi, da cui si originano diversi impaludamenti e un fitto reticolo di fossi e ruscelli. Questa straordinaria abbondanza di acque (che si mantiene anche nelle stagioni più siccitose) si deve alla presenza di una cospicua falda acquifera immagazzinata negli spessori detritici superficiali, a comportamento molto permeabile, che rivestono i versanti.
Ai piedi del versante settentrionale del Ragola si osserva un paesaggio peculiare, dove i rilievi ofiolitici "minori" del Groppo di Pertuso, M. Prelo, Poggio dell'Oro e M. Megna, circondati da fasce di faggeta, si alternano a dolci avvallamenti prativi.
Morfologicamente importante è il Monte Camulara (1564m s.l.m.), alle cui pendici settentrionali si approfondisce il cosiddetto "Arco del Camulara", un'ampia forma modellata nelle serpentiniti che, sebbene rivestita in gran parte dalla vegetazione boschiva, presenta una caratteristica forma a conca molto aperta. Questa morfologia è stata interpretata in modi diversi: come un circo glaciale oppure come una grande scarpata di frana che coinvolge tutto il versante, dalle Rocchenere sino all'abitato di Cassimoreno. Dal crinale occidentale del M. Camulara si apre uno scorcio panoramico che consente di apprezzare una diversa prospettiva di questa peculiare morfologia. Alla fascia rocciosa che delinea la parte sommitale fa seguito lo sviluppo di una ripida e scura fascia di detriti, rivestiti, sul fondo della conca, da un esteso bosco di faggi. Anche per questi depositi costituiti perlopiù da frammenti grossolani di dimensioni e forme diverse, immersi in una matrice molto più fine, esiste una duplice visione: secondo l'interpretazione che vede tutto il versante come interessato da una dinamica gravitativa, questa fascia di depositi detritici sarebbe completamente coinvolta dal fenomeno franoso ed il detrito relativo sarebbe da considerare come un detrito di frana in senso stretto oppure, secondo un'altra versione, questi depositi sono da interpretare come depositi morenici di origine glaciale.
Nell'area compresa i rilievi serpentinitici di Poggio dell'Oro, Monte Rocchetta, Monte Megna, Il Roccone, si osserva una morfologia complessa, dove i processi gravitativi interessano precedenti o contestuali forme e depositi glaciali. Sulle coltri detritiche si individuano due specchi lacustri in fase di trasformazione in torbiera, i Laghi Moo e Bino, e due laghetti di minori dimensioni ai piedi del M. Megna. L'idronomo Moo da Moio, bagnato, umido. Altre aree umide temporanee segnate di toponimi come Pramollo (ex Prato Bello), posta nell'area subpianeggiante a sud de il Roccone (nelle carte storiche deniminato Monte Pelago), dove si estende una torbiera.
Il geosito è in parte compreso all'interno di una più ampia area dichiarata (D.G.R. 258/2016) di notevole interesse pubblico paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (art.136 del Decreto Legislativo n. 42/2004).
Questo settore appenninico, sulla base della cartografia geologica Carg della Regione Emilia-Romagna (Fogli 215 Bedonia e 197 Bobbio) vede la presenza di depositi glaciali e periglaciali, come conseguenza dell'ultima glaciazione che ha interessato l'Appennino settentrionale e che corrisponde a quella chiamata Wurm nelle Alpi. Si tratta di depositi detritici sciolti a struttura caotica costituiti da materiali eterometrici ed eterogenei inglobati in matrice limoso-sabbiosa. Localmente sono frequenti massi erratici.
L'interpretazione di questi depositi in effetti costuituisce un punto di discussione, che vede contrapposte due correnti di pensiero, l'una tendente ad attribuire importanza alla glaciazione appenninica, l'altra a sminuirne il significato. Ne sono risultate divergenze di opinioni in ordine alla stessa presenza di tracce glaciali, specialmente nell'Appennino ligure, caratterizzato da quote topografiche poco elevate, che non superano i 1800 m s.l.m. (M. Maggiorasca).
Alle difficoltà di ricerca derivanti dalle tracce di un glacialismo poco intenso si aggiunge la complicazione del rimaneggiamento successivo dei depositi glaciali, ad opera soprattutto delle acque correnti e dei processi gravitativi. Lo scalzamento dei piedi dei versanti per effetto dell'incisione fluviale ha provocato l'attivazione di dinamiche gravitative, tuttora in essere, come illustrato in figura 1. Di conseguenza, in presenza di rocce che conservano poco le tracce glaciali, è possibile confondere materiali di frana con depositi glaciali e alcuni versanti a forma "circoide" (per esempio l'arco del Camulara) potrebbero essere stati in realtà modellati da grandi collassi gravitativi tipo block-slide.
Questo comunque non esclude che l'area compresa fra il Passo dei Due Santi e l'alta val Trebbia sia stata oggetto da condizioni climatiche di tipo glaciale o periglaciale, come testimoniato dalle numerose specie floristiche denominate "relitti glaciali" di provenienza alpina.
Archivio documentale degli immobili e aree di notevole interesse pubblico (art. 136 del D.Lgs. n.42/2004) nel territorio parmense.
Viaggio in Alta Val Taro (http://www.cmtaroceno.pr.it/sites/drupal_lepida_unionetaroceno/files/Guida%20Valtaro%20web.pdf)
La guida offre una panoramica completa sulle attrazioni del territorio, fra storia, cultura, eccellenze enogastronomiche, sport e itinerari naturalistici. Il volume, curato da Giorgio Cannì, comprende un'appendice con informazioni utili su alberghi e altre possibilità di alloggio, ristoranti e servizi pubblici disponibili nella zona.
"Relationships between ophiolites and flysch sequences in
the Mt. Penna-Mt. Ragola area." - TERRANOVA R. & ZANZUCCHI G. [1984] Ofioliti, 6 (2): 287-292.
"Il gruppo ofiolitico dei Monti Maggiorasca e Nero
(Appennino ligure-emiliano): carta geologica ed interpretazioni geodinamiche" - TERRANOVA R. & ZANZUCCHI G. [1982] Mem. Soc. Geol. It., 24 (2): 127-138.
"Osservazioni sulla giacitura delle ofioliti nelle alte valli del T. Ceno e del F. Taro." - PAGANI G., PAPANI G., RIO D., TORELLI L., ZANZUCCHI G., ZERBI M. [1972] Mem. Soc. Geol. It., Vol. 11, pp. 531-546.
Avvertenze
I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.
I geositi carsici, che si sviluppano in valli cieche, doline, inghiottitoi, grotte, forre ecc., per una visita richiedono ulteriori competenze specifiche, attrezzature adeguate e la presenza di Speleologi esperti. Gran parte di questi ambienti si trova all'interno di Parchi, Riserve naturali e Aree protette e quindi l'accesso è sottoposto a regolamentazione specifica. Le visite, limitate comunque a poche cavità adeguatamente attrezzate, possono essere svolte accompagnati da Guide Speleologiche riconosciute dai Parchi. Per visite che abbiano uno scopo di ricerca e studio ci si può avvalere degli Speleologi dei Gruppi affiliati alla Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia-Romagna (www.fsrer.it).
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