Geologia, sismica e suoli

Monteveglio

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Geosito di rilevanza regionale

Aree calanchive incise nelle "Argille Scagliose" dove gli estesi affioramenti permettono interessanti osservazioni sulle unità caotiche e sul contatto tra queste e le sovrastanti unità epiliguri. Nel complesso l'area è segnata da morfologie esemplari.

Il geosito comprende il geosito locale Calanchi del rio Paraviere.

I calanchi dell'Africa - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi dell'Africa - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi dell'Africa - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi del Fosso San Teodoro - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi del Fosso San Teodoro - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi del Fosso San Teodoro - Foto Archivio Servizio Geologico
Un dettaglio del contraforte - Foto Archivio Servizio Geologico
Un dettaglio del contraforte - Foto Archivio Servizio Geologico
Un dettaglio del contraforte - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi dell'Africa - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi dell'Africa - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi dell'Africa - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi del Fosso San Teodoro - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi del Fosso San Teodoro - Foto Archivio Servizio Geologico
I calanchi del Fosso San Teodoro - Foto Archivio Servizio Geologico
Geografia
  • Superficie totale: 161.4 ettari.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

La particolare struttura geologica del territorio di Monteveglio, e gli estesi affioramenti, con passaggi tra rocce diverse che si realizzano su distanze piccole, è particolarmente esemplare della geologia delle colline bolognesi, come annota nel 1870 il geologo bolognese Giuseppe Bianconi, che aveva studiato con attenzione il "piccolo colle" di Monteveglio poiché "in grazia della copia e varietà dei fatti geologici che esso offre raccolti... può dirsi raccolto e ordinato un compendio della Geologia bolognese."

All'estremità occidentale si trova il bacino calanchivo di Pan Perso, molto articolato ed esteso. Qui le Argille Scagliose sono estesamente denudate dall'erosione e si possono apprezzare alcune interessanti strutture deformative e la loro eterogenea composizione, in relazione alla quale si sono create creste particolarmente pronunciate e guglie di erosione selettiva. Presso la località Pan Perso (il nome indica molto probabilmente la scarsa produttività dei luoghi), dove confluiscono i diversi rami del bacino idrografico, un voluminoso incluso marnoso di età aptiano-albiana, meno erodibile, emerge come un isolato rilievo roccioso. All'interno di questi calanchi si trovano molte delle classiche mineralizzazioni tipiche di queste argille: pirite, barite e septarie.

Nella zona centrale si approfondiscono i calanchi dell'Africa, strutturati in due sotto bacini calanchivi, di cui il maggiore forma la testata della valle del rio Ramato, mentre un bacino secondario si approfondisce tra il rilievo denominato Africa e la Cucherla. Si tratta di bacini in cui le morfologie calanchive paiono sviluppate in modo esemplare, e dove altrettanto esemplari sono gli affioramenti delle Argille Scagliose, lungo i quali si possono apprezzare le complesse strutture geologiche che interessano queste materiali, che presentano una intensa deformazione tettonica. La loro posizione, la complessa e minuta orografia, ne fanno un importante riferimento nel panorama della geologia dei colli bolognesi. Di estremo interesse sono anche i dinamismi della copertura vegetale spontanea, che assume densità e composizioni diverse nei diversi versanti. La conca calanchiva che forma la parte iniziale della valle del rio Ramato è sovrastata dalla mole imponente del Monte Gennaro, i cui versanti formati dalle marne della Formazione di Pantano, si elevano ripidi dalle pendici argillose sottostanti. Nella parte più orientale, a ridosso del centro di Monteveglio, si trova il bacino calanchivo del Fosso San Teodoro, dalle forme molto severe. Lungo il suo versante destro si osserva un nitido contatto tra unità caotiche diverse, riferite alle Argille Varicolori della val Samoggia e alle Brecce di Canossa. Un voluminoso lembo di calcari marnosi di età appiano albiana, incluso tra le argille caotiche forma, sul fondo del bacino, un'altura dalle forme addolcite, visibilmente più stabile dei territori circostanti, su cui si trova un rimboschimento a pino silvestre. Questo lembo calcareo è segnato a meridione da una piccola parete rocciosa. Proprio per la sua posizione a ridosso del centro abitato, il corso del fosso e i suoi calanchi sono stati oggetto di diversi interventi mirati al loro consolidamento. A partire dalla base dei calanchi si osservano infatti due importanti opere trasversali, dighe in cemento, edificate allo scopo di favorire un rallentamento dei processi erosivi e una colonizzazione "dal basso" delle pendici calanchive. Alle dighe seguono verso valle alcune briglie che frazionano il dislivello che compie il corso d'acqua. Questo insieme di bacini calanchivisi chiudono bruscamente incontrando il contrafforte roccioso che si sviluppa dall'altura della Cucherla al Monte Gennaro, dal quale prende inizio la vallecola del rio Ramato. Ai piedi del contrafforte si osserva bene il contatto tra le rocce mioceniche epiliguri e le sottostanti Argille Scagliose. Visto dalle aree calanchive dell'Africa, il gradino morfologico che si è modellato in corrispondenza di questo importante contatto geologico appare molto evidente. Alla sommità dei due rilievi più alti, Cucherla e Monte Gennaro, si osserva un "cappello" di arenarie plioceniche molto fossilifere. La valle del rio Ramato separa i due pronunciati rilievi marnosi e calacarenitici di Montemorello e Monteveglio, i quali, pur essendo prossimi alla pianura presentano una notevole energia di rilievo, dimostrando di aver subito un significativo sollevamento successivo al Pliocene. La valle testimonia un'evoluzione erosiva recente, attraverso la quale ha assunto una forma stretta e profonda, seguendo con ogni probabilità alcune linee di faglia. Accanto al greto sgorgano due sorgenti minerali, una ferruginosa e una solforosa; altre venute sorgive ferruginose sono identificabili lungo il greto dai tipici depositi rossi. Lungo il rio sono state costruite tre briglie per limitare l'erosione di fondo.

"...altra acqua medicinale vetriolica ramina scaturisce in questo circondario a non molta distanza dal Castello nel Rio detto Cresta di Gallo, se questa passi per una miniera di Rame...analizzate il più delle volte tutt'altro rendono che rame". Calindri S., Dizionario corografico, georgico, orittologico e storico dell'Italia, 1781-1785.

"Montando per il Rio che solca profondamente Monte Velio, e conduce all'acqua ferruginosa, si cammina entro uno spaccato di questo terreno (...) Il Rio di Monte Velio superiormente ricordato, notissimo per le sue acque marziali, è una profonda spaccatura aperta nelle viscere del terreno miocenico, il quale lascia vedere allo scoperto pressoché ogni parte della sua stratificazione". Giuseppe Bianconi, 1870 .

Il geosito è compreso all'interno di una più ampia area dichiarata (D.G.R. 258/2016) di notevole interesse pubblico paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (art.136 del Decreto Legislativo n. 42/2004).
Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Strutturale - Geomorfologico - Mineralogico - Idrogeologico - Paleontologico;
Geotipi presenti: Calciti sincinematiche - Faglia - Molluschi bivalvi - Molluschi gasteropodi - Molluschi scafopodi - Calanchi - Gola (Canyon) - Sorgente minerale - Baritina - Pirite - Septarie - Contrafforte - Strutture tettoniche;
Interessi contestuali: Paesaggistico - Botanico - Faunistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Escursionistico - Geoturistico;
Tutela: già in atto;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Opportunità di fruizione
Strutture presenti:
  • Centro Visita Sentiero attrezzato
Geositi vicini
Bibliografia
"Assetto tettonico della zona pedemontana tra Bazzano e Zola Predosa ? Appennino Bolognese" - Cazzoli M. A., Tabarroni P., Zanna A. [1988] Rend. Soc. Geol. It., 11, 321-324.
"Mineralogia del bolognese" - Dal Rio G. [1980] Officina d'Arte Grafica Cacciari, Bologna.
"Foraminiferi cretacei della struttura di Monteveglio ? (Appennino Bolognese)" - Lipparini T. [1957] Boll. Serv. Geol. It., vol. 79, n° 1-2, pp. 327-353.
"Considerazioni intorno alla formazione miocenica dell'Appennino" - Bianconi G. [1887] Mem. Acc. delle Scienze Ist. Bologna, ser. III, Tomo VIII.
"Di un orizzonte a septarie nel bolognese" - Neviani A. [1883] Boll. Soc. Geol. It., vol. 2, pp. 164-167.
"Il sollevamento dell'Appennino Bolognese per diretta azione della gravità e delle pressioni laterali con appendice sulle origini e sui reiterati trabocchi delle Argille Scagliose" - Bombicci L. [1882] Mem. Acc. Sc. Ist. di Bologna, serie IV, tomo III, pp. 1-23.
"Storia naturale dei terreni ardenti, dei vulcani fangosi, delle sorgenti infiammabili, dei pozzi idropirici, e di altri fenomeni geologici operati dal gas idrogene e della origine di esso gas" - Bianconi G. G. [1840] Annali delle Scienze Naturali, vol. II-III-IV.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

La Regione si solleva al proposito da qualunque responsabilità.

 
 
 
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