Geosito compreso nel sito UNESCO "Carsismo e Grotte Evaporitiche nell'Appennino Settentrionale"
Tratto della Vena del Gesso con eccezionali esposizioni dei banconi gessosi, che nelle pareti meridionali del Monte Penzola sono interessati da un evidente accavallamento.
Quota altimetrica minima 135.5m. s.l.m., quota altimetrica massima 421.6m. s.l.m.
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione
A est del Monte Pieve, dove i gessi messiniani appaiono intensamente deformati e balatinizzati, inizia la "Vena del Gesso", pronunciata dorsale lungo la quale è esposta la classica successione di banconi gessosi e marnosi della Gessoso Solfifera, con un profilo trasversale tipicamente asimmetrico derivato dalla giacitura della stratificazione. L'altura più elevata, il Monte Penzola, espone lungo il versante sud un esemplare accavallamento tra gli strati di gesso (intraformazionale), mentre verso il Santerno si osservano lembi gessosi separati e smembrati tra loro, a formare una successione di caratteristiche alture modellate dall'erosione, con la formazione di selle a cui spesso nella zona retrostante fanno seguito depressioni semi chiuse, tipo valli cieche.
Di estremo interesse il passaggio stratigrafico, verso sud, alla Formazione Marnoso Arenacea, e, verso nord, alle argille del pliocene inferiore.
Le cave che erano attive in questo settore della Vena del Gesso, come Cava Paradisa, estraevano il minerale per la produzione di gessi da sartoria.
Lungo il greto del Santerno affiorano banconate marnose contenenti pesci fossili.
Nel bacino sono presenti sorgenti di acque salse, in particolare alle pendici del Monte dell'Acqua Salata, alla quota di 483 m s.l.m., note e sfruttate per lungo tempo anche allo scopo di produrre sale.
Lungo lo spartiacque con il torrente Sellustra, si localizzavano gli antichi "Ponti di Croara" strutture lignee che consentivano di percorre il crinale collegando l'antico abitato di Croara (Castrum Corbariae) alla chiesa di Montemaggiore. Lungo questo spartiacque si trovano oggi le cave di Monte Verro, attive sino al 2002 per l'estrazione di sabbie e ghiaia "di Monte".
Lungo le porzioni di versante non interessate da erosioni calanchive, si osservano appezzamenti agricoli caratteristici dei territori argillosi ad elevata acclività.
A nord della dorsale gessosa si osserva un ampio e articolato bacino calanchivo (geosito Calanchi del Rio Mescoal), inciso nelle argille del pliocene inferiore, strutturato in due sottobacini, quello del rio Mescola a sud e quello del rio Figna a nord. Le argille plioceniche presentano il caratteristico colore grigio chiaro e, in alcuni livelli, sono molto fossilifere (diversi esemplari di molluschi fossili nella collezioni Scarabelli, Museo di Imola).
Nella parte alta della successione argillosa è possibile individuare alcuni livelli sabbiosi, riconoscibili per il colore giallo dorato. Si tratta di corpi canalizzati, interpretati come riempimento di canali in ambienti di conoide sottomarina. Questa sedimentazione grossolana è messa in relazione alla vivace attività tettonica e sismica pliocenica, avvenuta in corrispondenza della vicina linea del Sillaro.
"Appennino Tosco Emiliano. Collana: Guide Geologiche Regionali, a cura della Società Geologica Italiana, coordinatore del volume Valerio Bortolotti." - AA. VV. [1992] BE-MA Editrice, Firenze.
"Analisi di facies e macrotettonica della Vena del Gesso ? Sommario. In:Workshop "Meccanismi deformativi nelle catene perimediterranee "? Gruppo Tettonica Fragile Recente Mediterraneo Occidentale MPI, Firenze Dicembre 1983." - Marabini S, G.B. Vai [1983] In:Workshop "Meccanismi deformativi nelle catene perimediterranee " Gruppo Tettonica Fragile Recente Mediterraneo Occidentale MPI, Firenze Dicembre 1983.
"Excursion Guidebook" - Ricci Lucchi F. [1981] 2° European Regional Meeting, 1981, Bologna.
"Algal crusts, autochthonus gypsum in a cannibalistc evaporite basin: a case history from the messinian of Northern Apennines" - Vai G.B., Ricci Lucchi F. [1977] Sedimentology, v. 24, 1977.
Avvertenze
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