Geologia, sismica e suoli

Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena

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Geosito di rilevanza regionale - area carsica

Geosito compreso nel sito UNESCO "Carsismo e Grotte Evaporitiche nell'Appennino Settentrionale"

Affioramenti di gessi messiniani segnati da estese forme carsiche superficiali (con le grandi depressioni Dolina della Spipola e valle cieca dell'Acquafredda) nei quali si sviluppano importantissimi sistemi idrogeologici carsici con numerose grotte.

La Dolina della Spipola - Foto Archivio Servizio Geologico
La Dolina della Spipola - Foto Archivio Servizio Geologico
La Dolina della Spipola - Foto Archivio Servizio Geologico
Acquafredda - Foto Archivio Servizio Geologico
Acquafredda - Foto Archivio Servizio Geologico
Acquafredda - Foto Archivio Servizio Geologico
Cava Fiorini - Foto Archivio Servizio Geologico
Cava Fiorini - Foto Archivio Servizio Geologico
Cava Fiorini - Foto Archivio Servizio Geologico
Miserazzano - Foto Archivio Servizio Geologico
Miserazzano - Foto Archivio Servizio Geologico
Miserazzano - Foto Archivio Servizio Geologico
Il Buco delle Candele - Foto Archivio Servizio Geologico
Il Buco delle Candele - Foto Archivio Servizio Geologico
Il Buco delle Candele - Foto Archivio Servizio Geologico
La Dolina della Spipola - Foto Archivio Servizio Geologico
La Dolina della Spipola - Foto Archivio Servizio Geologico
La Dolina della Spipola - Foto Archivio Servizio Geologico
Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena - Archivio fotografico Delfino Insolera, cortesia di Istituto per i beni artistici culturali e naturali E-R
Geografia
  • Superficie totale: 226.45 ettari.
Perimetro geosito e Carta geologica
Perimetro geosito e Carta geologica
Descrizione

Gli estesi affioramenti gessosi compresi tra il Savena e la Croara sono intensamente modellati dai processi carsici che hanno originato le più belle doline osservabili nei gessi bolognesi: la Dolina della Spipola e la valle cieca dell'Acquafredda. Quest'ultima, che rappresenta il termine morfologico di passaggio al territorio carsico, è modellata in parte in rocce marnose ed è sbarrata da imponenti pareti gessose. Dal punto di vista idrogeologico il fondo di questa valle cieca rappresenta il punto di assorbimento iniziale del sistema idrologico sotterraneo al quale fanno capo molte grotte che si aprono nei gessi tra il Monte Croara e la Ponticella, con uno sviluppo totale di cavità percorribili che supera gli 11 chilometri. La dolina della Spipola ha un diametro massimo di 800 m e al suo interno presenta due doline "satelliti" (chiamate dei Buoi e dei Quercioli), numerosi inghiottitoi spesso circondati da belle erosioni, dette candele, tra cui particolarmente spettacolare è il Buco delle Candele, posto lungo il suo fianco occidentale e numerosi ingressi di grotta. Nella valle cieca del rio Acquafredda, ai piedi della parete gessosa del Monte Croata, si trova il punto in cui il corso d'acqua si inabissa iniziando il suo percorso sotterraneo.

Tutta la zona, che è compresa nel Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell'Abbadessa ed è visitabile percorrendo uno dei sentieri natura del Parco, è caratterizzata da associazioni floristiche peculiari e contrastanti. Una vegetazione tipicamente mediterranea caratterizza le sommità calde degli affioramenti gessosi, con presenza di arbusti quali fillirea e alaterno, mentre specie tipiche di ambienti freschi e umidi, come bucaneve, mercorella canina, giglio martagone e il raro isopiro, segnano le aree più depresse delle doline.

Verso il Savena la grande dolina della Spipola è adiacente all'altopiano di Miserazzano, singolare morfologia movimentata da numerose microdoline e da dossi su cui si sviluppano spettacolari bolle di scollamento. Il Buco del Calzolaio è l'ingresso dal quale entrarono i primi esploratori della Grotta della Spipola, oggi impraticabile perché occluso da una frana. L'inghiottitoio è dominato da ripide pareti di gesso rivestite da estesi tappeti di muschi e segnate da profondi solchi verticali, le cosiddette "candele", originati dall'acqua per la combinazione di meccanismi di dissoluzione ed erosione. Il fondo della dolina dove si apre l'ingresso artificiale della Grotta della Spipola è utilizzato come punto di partenza per le visite speleologiche.

Il Buco delle Lumache è un inghiottitoio seminascosto nel folto della vegetazione, caratterizzato da pareti gessose segnate da belle erosioni a candela e rivestite da tappeti di muschi, sui quali si riconoscono le piccole fronde del falso capelvenere. Lo spoglio versante meridionale del Monte Croara è segnato dai grandi ingressi delle gallerie della cava IECME, la cui attività cessò a metà degli anni settanta.

Presso il vecchio nucleo del Castello, il toponimo e gli antichi ritrovamenti di abitati preistorici della zona hanno suggerito che sull'altura di Monte Castello potesse sorgere l'antico castrum Corvaria.

La cosiddetta Cava a Filo è un altro importante "sito contenuto nel geosito", che testimonia la passata estrazione del gesso nella zona della Croara. Durante l'attività estrattiva, effettuata con filo elicoidale, venne intercettato il paleoinghiottitoio che ha restituito preziosi reperti risalenti al periodo finale dell'ultima glaciazione. Di fronte alla Cava Filo, sul lato opposto della strada, si intuisce la presenza della dolina dei Quercioli, una depressione interamente rivestita dal bosco che si è approfondita all'interno dell'ampia dolina della Spipola.

L'ingresso della Grotta della Spipola, situato a quota 135 m sul fondo della dolina omonima, è in gran parte artificiale: venne costruito dal Gruppo Speleologico Bolognese nel 1936, durante i lavori eseguiti per salvaguardare la cavità dai ricorrenti vandalismi. L'ingresso naturale (Bus d'la Speppla o Buco del Calzolaio), attraverso il quale Luigi Fantini e altri speleologi del GSB, discendendo due pozzetti, penetrarono per la prima volta nella Spipola, è situato un poco più in alto (a quota 165 m). Questo accesso fu bloccato non appena si rese disponibile quello basso, più comodo e sicuro. La protezione della grotta resistette sino al 1940. Da allora, per più di cinquant'anni, la Spipola subì continue deturpazioni, in parte dovute anche al suo impiego come rifugio nel corso dell'ultima guerra, ma provocate soprattutto da visitatori occasionali. L'attuale chiusura è stata realizzata nel 1995 dal GSB-USB che, sempre per conto del Parco, ha curato la bonifica e qualche modesto adattamento dell'intero percorso turistico secondo le indicazioni della Società Speleologica Italiana per quanto riguarda la riduzione dell'impatto ambientale di questo genere di interventi. I lavori, che si sono limitati al ripristino delle opere esistenti nel 1936, hanno previsto inoltre l'installazione di cinque stazioni di rilevamento che misurano i valori di temperatura e umidità. La Grotta della Spipola, nel tronco del sistema compreso tra la "Crepa Orsoni", a monte del torrente Acquafredda, e il punto di contatto con la Grotta del Prete Santo, verso valle, ha uno sviluppo complessivo di 4 km e un dislivello massimo di 92 m. Dal punto di vista genetico la complessa geometria dei suoi vani è dovuta in massima parte al transito e al divagare del torrente Acquafredda e ben poco alle acque che provengono da altri punti di assorbimento in superficie. Le acque raggiungono il piano superiore della grotta attraverso le zone più intensamente fratturate del versante settentrionale della grande dolina della Spipola, alimentando il ruscello che, attraverso la dolina interna, confluisce nel torrente principale. Attualmente tutti gli apporti idrici derivati dalle cavità collegate al sistema, tranne uno, si immettono direttamente in sinistra del torrente.

Il Salone Giordani, di 150x60 m e un'altezza di 70 m, rappresenta il più cospicuo esempio di un vacuo evolutosi attraverso il collasso della volta.

Verso la valle dello Zena si approfondisce la Buca del Budriolo, una profonda valle cieca dalla forma peculiare, che somiglia, per le proporzioni simmetriche, a una dolina, sviluppata al contatto con strati gessosi i cui strati sono a giacitura molto inclinata e molto fratturati. Al più dolce versante meridionale della dolina, ricoperto da seminativi e un piccolo vigneto, si contrappone una stretta dorsale gessosa che dal Monte Croara prosegue verso lo Zena, sulla quale si trovano alcuni inghiottitoi e le piccole doline del Tacchino e dell'Acaciaia. Su questi affioramenti rocciosi si osserva la tipica vegetazione pioniera a carattere mediterraneo.

Sul fondo si apre un inghiottitoio da cui si entra nella grotta dedicata a Serafino Calindri, una delle più importanti grotte dei gessi bolognesi. Scoperta nel 1964 dal GSB, la Grotta Calindri venne chiusa subito dopo l'esplorazione per preservare l'interessante patrimonio carsico e archeologico custodito al suo interno. Strutturata su due livelli principali, di cui quello inferiore percorso da un torrente, ha uno sviluppo di 1.500 m e una profondità di 25 m. La galleria fossile, a tratti profonda e stretta, è modellata in bellissime morfologie erosive, soprattutto lungo il cosiddetto "canyon", lungo la cui volta si notano i tipici profili modellati dall'erosione antigravitativa mentre i fianchi sono scolpiti in forme sinuose, con cornicioni sporgenti e anse rientranti, che testimoniano l'azione di un intenso flusso idrico. In questa cavità sono presenti straordinari i concrezionamenti gessosi: dalle pareti pendono le singolari stalattiti di gesso, spesso ricurve nel verso della corrente d'aria, tra cui si può ammirare la maggiore nota nelle grotte bolognesi, lunga più di un metro. In una sala del ramo fossile (Sala degli Scavi), un tempo comunicante con l'esterno attraverso uno o più ingressi oggi sbarrati da frane, sono state ritrovati resti archeologici di notevolissima importanza, che testimoniano la frequentazione della cavità da parte dell'uomo durante l'Età del Bronzo. La Grotta Calindri, malgrado i numerosi sforzi per garantirne la tutela da parte dei gruppi speleologici che ne avevano fatto sancire il vincolo archeologico da parte del Ministero dei Beni Culturali, venne intercettata nel 1976 dalle gallerie della Cava Fiorini, che ne compromisero gravemente l'integrità. Lo squarcio venne chiuso nel 1988 da un muro di cemento armato. L'affioramento gessoso tra la Buca del Budriolo e il fondovalle Zena è stato interessato in passato dalla attività estrattiva della Cava Fiorini, che si sviluppava in galleria. All'esterno il vecchio fronte di cava offre l'opportunità di osservare gli strati gessosi con giaciture pressoché verticali. Piccole doline e inghiottitoti costellano il tratto di dorsale gessosa soprastante. Le gallerie di cava, molto pericolose per l'istabilità delle volte, sono frequentate per il ritrovamento di grandi cristalli di gesso limpido secondario.

Il geosito è in parte compreso all'interno di una più ampia area dichiarata (D.G.R. 258/2016) di notevole interesse pubblico paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (art.136 del Decreto Legislativo n. 42/2004).
Altre informazioni sul geosito
Interessi geoscientifici: Geominerario - Carsico ipogeo - Idrogeologico - Geomorfologico - Carsico epigeo - Stratigrafico - Geostorico;
Geotipi presenti: Bolle di scollamento - Cavità naturale - Dolina - Ingresso di grotta - Inghiottitoio - Solchi a candela - Valle cieca - Risorgente carsica - Gesso selenitico - Ex cava - Successione stratigrafica;
Interessi contestuali: Archeologico - Paesaggistico - Botanico - Faunistico;
Valenze: Scientifico - Divulgativo - Escursionistico - Geoturistico - Speleologico;
Tutela: già in atto;
Accessibilità: facile;
Mappa di inquadramento e rete escursionistica regionale
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Opportunità di fruizione
Strutture presenti:
  • Area attrezzata Sentiero attrezzato
Tutta la zona è compresa nel Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell'Abbadessa ed è visitabile percorrendo uno dei sentieri natura del Parco
Geositi vicini
Bibliografia
"Appennino Tosco Emiliano. Collana: Guide Geologiche Regionali, a cura della Società Geologica Italiana, coordinatore del volume Valerio Bortolotti." - AA. VV. [1992] BE-MA Editrice, Firenze.
"Evoluzione idrogeologica dei sistemi carsici dell'Emilia Romagna. I - Problematica generale. 2 - Il complesso Spipola-Acqua Fredda." - FORTI P., FRANCAVILLA F., PRATA E., RABBI E. [1985] Tip. Moderna, p. 1-60.
"The role of C02 in gypsum speleogenesis: 1st contribution." - FORTI P., RABBI E. [1981] Int. J. of Speleol. v. 11, p. 207-218.
"Sui terreni terziari di una parte del versante settentrionale dell'Appennino. Appunti per la geologia della provincia di Bologna" - Capellini G. [1876] Mem. Acc. Sc. Ist. Bol., s. 3, v. VI, Bologna, 1876.
"Pesci e insetti fossili nella formazione gessosa del Bolognese," - Capellini G. [1869] La gazzetta dell'Emilia, 17 luglio 1869.
Avvertenze

I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sulla sicurezza dei luoghi descritti o, in generale, sulla loro accessibilità in condizioni di sicurezza. I geositi hanno valore geoscientifico e/o paesaggistico e sono spesso accessibili solo da una utenza esperta, adeguatamente attrezzata. La visita a questi luoghi deve avvenire rivolgendosi a guide escursionistiche abilitate e si consiglia pertanto di informarsi puntualmente prima di accedervi, consapevoli dei rischi cui ci si espone.

La Regione si solleva al proposito da qualunque responsabilità.

 
 
 
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